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Fisiologia
La fisiologia (dal greco physis = natura e logos = studio) è la scienza che studia le funzioni degli organismi viventi, dai batteri all’essere umano. Mentre l’anatomia ci dice “com’è fatto” un organo, la fisiologia ci spiega “come funziona”.
Il suo obiettivo principale è comprendere i meccanismi che mantengono l’omeostasi, ovvero l’equilibrio dinamico e stabile dell’ambiente interno del corpo (es. temperatura, pH, concentrazione di sali e glucosio nel sangue), nonostante i cambiamenti dell’ambiente esterno.
I Principi Fondamentali della Fisiologia Umana
La fisiologia umana si basa su alcuni principi cardine:
- Omeostasi: È il concetto centrale. Tutti i sistemi dell’organismo lavorano insieme per mantenere condizioni interne costanti attraverso meccanismi di feedback.
- Comunicazione Cellulare: Le cellule “parlano” tra loro tramite segnali chimici (ormoni, neurotrasmettitori) o elettrici per coordinare le loro funzioni.
- Scambi di Energia e Materia: Il corpo assume nutrienti e ossigeno dall’esterno, li trasforma in energia (metabolismo) ed elimina le scorie.
- Relazione tra Struttura e Funzione: La forma di un organo o di una cellula (la sua anatomia) è strettamente correlata alla sua funzione. Esempio: i globuli rossi sono a forma di disco per massimizzare lo scambio di gas.
I Principali Sistemi Fisiologici del Corpo Umano
Ecco una suddivisione per sistemi, con una breve descrizione della loro funzione fisiologica:
1. Sistema Nervoso
- Funzione: Controllo rapido e coordinamento dell’organismo attraverso impulsi elettrici (potenziali d’azione).
- Divisioni:
- Sistema Nervoso Centrale (SNC): Cervello e midollo spinale. Elabora le informazioni.
- Sistema Nervoso Periferico (SNP): Nervi. Trasporta le informazioni da e verso il SNC.
- Sistema Nervoso Autonomo (SNA): Controlla le
funzioni involontarie (battito cardiaco, digestione). Si divide in:
- Simpatico: “Lotta o fuggi” - prepara all’azione.
- Parasimpatico: “Riposa e digerisci” - favorisce il rilassamento.
2. Sistema Muscolare
- Funzione: Generare movimento e forza.
- Tipi di Muscolo:
- Muscolo Scheletrico: Movimento volontario. Controllato dal SNC.
- Muscolo Cardiaco: Contrazione involontaria e ritmica del cuore.
- Muscolo Liscio: Controlla movimenti involontari di organi interni (es. pareti di stomaco e vasi sanguigni).
3. Sistema Cardiovascolare
- Funzione: Trasportare ossigeno, nutrienti, ormoni e cellule del sistema immunitario in tutto il corpo attraverso il sangue.
- Componenti chiave:
- Cuore: La pompa.
- Vasi Sanguigni: Le condotte (arterie, vene, capillari).
- Sangue: Il fluido di trasporto.
4. Sistema Respiratorio
- Funzione: Scambiare gas con l’ambiente. Fornire ossigeno (O₂) al sangue ed eliminare anidride carbonica (CO₂).
- Meccanica: Inspirazione (attiva) ed espirazione (spesso passiva). Gli scambi avvengono negli alveoli polmonari.
5. Sistema Renale (o Urinario)
- Funzione: Mantenere l’omeostasi dei liquidi e degli elettroliti, regolare la pressione sanguigna ed eliminare le scorie (es. urea) attraverso l’urina.
- Unità Funzionale: Il nefrone, che filtra il sangue e forma l’urina.
6. Sistema Endocrino
- Funzione: Controllo a lungo termine e coordinamento dell’organismo attraverso il rilascio di ormoni nel sangue.
- Ghiandole principali: Ipofisi, tiroide, surrenali, pancreas, ovaie, testicoli.
- Esempi: L’insulina (dal pancreas) regola la glicemia; il cortisolo (dalle surrenali) gestisce lo stress.
7. Sistema Digerente
- Funzione: Assumere, scomporre e assorbire i nutrienti dal cibo, ed eliminare i residui non assorbibili (feci).
- Processi: Digestione meccanica e chimica, assorbimento, peristalsi.
8. Sistema Immunitario
- Funzione: Difendere l’organismo da agenti patogeni (batteri, virus) e da cellule anomale (es. tumorali).
- Divisioni:
- Immunità Innata: Risposta rapida e aspecifica (es. pelle, macrofagi).
- Immunità Adattativa: Risposta lenta, specifica e con memoria (linfociti B e T).
Il Meccanismo di Feedback Negativo
È il pilastro del controllo omeostatico. Funziona così: 1. Stimolo: Un parametro fisiologico (es. temperatura corporea) si allontana dal suo valore normale (set point). 2. Rilevamento: Un recettore (es. termorecettori nella pelle) rileva il cambiamento. 3. Integrazione: Il centro di controllo (es. ipotalamo nel cervello) riceve l’informazione e la elabora. 4. Risposta: Il centro di controllo invia un comando a un effettore (es. ghiandole sudoripare, vasi sanguigni) per invertire lo stimolo iniziale e riportare il parametro alla normalità.
Esempio pratico: Regolazione della Glicemia * Stimolo: Mangi un dolce → la glicemia sale. * Rilevamento: Il pancreas rileva l’alta concentrazione di glucosio. * Integrazione: Le cellule del pancreas decidono di agire. * Risposta: Il pancreas secerne insulina, che ordina alle cellule di assorbire glucosio dal sangue. La glicemia si abbassa, tornando alla normalità.
Trasporti di membrana
La membrana plasmatica è una barriera semipermeabile: lascia passare liberamente alcune sostanze ma ne blocca altre. I trasporti di membrana sono i meccanismi che regolano questo passaggio.
Possiamo dividerli in due grandi categorie:
flowchart TD
A[Trasporti di Membrana] --> B[Trasporto Passivo]
A --> C[Trasporto Attivo]
B --> D[Diffusione Semplice]
B --> E[Diffusione Facilitata]
B --> F[Osmosi]
C --> G[Trasporto Attivo Primario]
C --> H[Trasporto Attivo Secondario]
G --> I[Pompa Ionica es. Pompa Na+/K+]
H --> J[Simporto]
H --> K[Antiporto]
1. TRASPORTO PASSIVO
Non richiede energia (ATP) da parte della cellula. Le sostanze si muovono secondo gradiente, cioè da un’area dove sono più concentrate a un’area dove sono meno concentrate (in discesa).
A) Diffusione Semplice
- Meccanismo: Movimento diretto e casuale di molecole attraverso il doppio strato fosfolipidico.
- Energia: NO ATP.
- Direzione: Secondo gradiente di concentrazione.
- Cosa trasporta:
- Molecole piccole e apolari: O₂, CO₂, N₂.
- Molecole liposolubili: acidi grassi, alcol, steroidi.
- Esempio: L’ossigeno (O₂) diffonde dagli alveoli polmonari (dove è concentrato) al sangue (dove è meno concentrato).
B) Diffusione Facilitata
- Meccanismo: Movimento di molecole con l’aiuto di proteine di trasporto specifiche. Sempre secondo gradiente.
- Energia: NO ATP.
- Tipi di Proteine:
- Proteine Canale: Formano un “tunnel” idrofilo attraverso la membrana. Sono spesso regolate (es. canali per il K+ o canali per il Cl-). Molti si aprono e chiudono in risposta a segnali.
- Carrier o Trasportatori: Si legano alla molecola, cambiano forma e la rilasciano dall’altro lato della membrana. Esempio: il trasportatore del glucosio (GLUT).
- Cosa trasporta:
- Molecole polari o cariche (ioni) che non possono attraversare il doppio strato lipidico: glucosio, amminoacidi, ioni (Na+, K+, Ca2+, Cl-).
- Esempio: Il glucosio, dopo un pasto, entra nelle cellule muscolari tramite diffusione facilitata.
C) Osmosi
- Definizione: Diffusione semplice dell’acqua attraverso una membrana semipermeabile.
- Meccanismo: L’acqua si sposta da un’area a bassa concentrazione di soluti (più diluita) a un’area ad alta concentrazione di soluti (più concentrata), per diluire quest’ultima.
- Energia: NO ATP.
- Terminologia:
- Soluzione Ipotonica: Concentrazione di soluti ESTERNA è MINORE di quella interna. L’acqua entra nella cellula → la cellula si gonfia (se è un globulo rosso, può arrivare a scoppiare, emolisi).
- Soluzione Ipertonica: Concentrazione di soluti ESTERNA è MAGGIORE di quella interna. L’acqua esce dalla cellula → la cellula si raggrinzisce (crenazione per i globuli rossi).
- Soluzione Isotonica: Stessa concentrazione di soluti inside e outside. Nessun movimento netto d’acqua. Le cellule sono normali (es. soluzione fisiologica per le infusioni).
2. TRASPORTO ATTIVO
Richiede energia (ATP) perché le sostanze si muovono contro gradiente, cioè da un’area a bassa concentrazione a un’area ad alta concentrazione (in salita).
A) Trasporto Attivo Primario
- Meccanismo: Utilizza ATP direttamente per pompare le sostanze.
- Proteina coinvolta: Viene chiamata “pompa”.
- Esempio più importante: La Pompa Sodio-Potassio (Na+/K+
ATPasi)
- Funzione: Per ogni ATP utilizzato, espelle 3 ioni Na+ dalla cellula e importa 2 ioni K+ dentro la cellula.
- Importanza:
- Mantiene il gradiente elettrochimico essenziale per l’eccitabilità di neuroni e muscoli.
- È alla base del trasporto attivo secondario.
- Regola il volume cellulare.
B) Trasporto Attivo Secondario (o Accoppiato)
- Meccanismo: Non usa ATP direttamente, ma sfrutta l’energia immagazzinata in un gradiente ionico (creato da un trasporto attivo primario, come la pompa Na+/K+).
- Come funziona: Il ritorno “in discesa” di uno ione (di solito Na+) secondo il suo gradiente fornisce l’energia per spingere un’altra sostanza “in salita” contro il suo gradiente.
- Tipi:
- Simporto (o Cotrasporto): Le due sostanze si
muovono nella stessa direzione.
- Esempio: Assorbimento del glucosio nell’intestino. Il Na+ entra secondo gradiente e “porta con sé” il glucosio contro gradiente.
- Antiporto (o Controtrasporto): Le due sostanze si
muovono in direzioni opposte.
- Esempio: Lo scambiatore Na+/Ca2+ nel muscolo cardiaco. Il Na+ entra per spingere il Ca2+ fuori dalla cellula.
- Simporto (o Cotrasporto): Le due sostanze si
muovono nella stessa direzione.
3. TRASPORTI IN VOLUME (per Molecole Grossi)
Questi meccanismi movimentano grandi quantità di materiale o molecole molto grandi.
A) Endocitosi
La cellula internalizza materiale avvolgendolo con una porzione di membrana che si strozza formando una vescicola interna.
- Fagocitosi (“cellulare che mangia”): Internalizzazione di particelle solide (es. batteri, da parte dei macrofagi).
- Pinocitosi (“cellulare che beve”): Internalizzazione di liquidi e soluti disciolti.
- Endocitosi mediata da recettore: Molto specifica. Le sostanze (es. colesterolo LDL) si legano a recettori specifici sulla membrana prima di essere internalizzate.
B) Esocitosi
La cellula espelle materiale fondendo vescicole intracellulari con la membrana plasmatica e rilasciando il loro contenuto all’esterno.
- Esempi:
- Rilascio di neurotrasmettitori dalle cellule nervose.
- Secrezione di ormoni.
- Eliminazione di scorie.
Riepilogo e Confronto
Trasporto | Energia (ATP) | Direzione | Esempio |
---|---|---|---|
Diffusione Semplice | No | Secondo gradiente | O₂, CO₂ |
Diffusione Facilitata | No | Secondo gradiente | Glucosio (via GLUT) |
Osmosi | No | Secondo gradiente | Acqua |
Trasp. Attivo Primario | Sì | Contro gradiente | Pompa Na+/K+ |
Trasp. Attivo Secondario | Indiretta (da gradiente Na+) | Contro gradiente | Assorbimento glucosio (intestino) |
Endo/Esocitosi | Sì | - | Ormoni, neurotrasmettitori |
Messaggeri chimici
Cosa Sono e Come Funzionano?
In sintesi, la comunicazione avviene così:
- Una cellula “trasmittente” produce e rilascia il messaggero chimico.
- Il messaggero viaggia verso una cellula “ricevente” (cellula bersaglio).
- La cellula bersaglio possiede un recettore specifico a cui il messaggero si lega, come una chiave in una serratura.
- Il legame innesca una risposta specifica all’interno della cellula bersaglio.
Classificazione dei Messaggeri Chimici
I messaggeri chimici possono essere classificati in base alla distanza che percorrono e al mezzo in cui viaggiano. Il seguente diagramma illustra questa classificazione:
flowchart TD
A[Messaggeri Chimici] --> B[Comunicazione a Distanza<br>Endocrina]
A --> C[Comunicazione Locale]
A --> D[Comunicazione per Contatto<br>Diretta]
B --> E[Ormoni]
C --> F[Neurotrasmettitori]
C --> G[Neuromodulatori]
C --> H[Ormoni Locali]
subgraph H [Ormoni Locali]
H1[Istamina]
H2[Prostaglandine]
H3[Citochine]
end
D --> I[Segnali Giunzionali]
D --> J[Molecole di Adesione]
Vediamo ora ogni categoria nel dettaglio:
1. Comunicazione Endocrina (a Lunga Distanza)
- Meccanismo: Messaggeri rilasciati nel sangue da ghiandole endocrine.
- Distanza: Molto lunga; tutto l’organismo.
- Velocità: Lenta (secondi, minuti o ore).
- Durata: Effetti prolungati nel tempo.
- Messaggero: Ormoni.
- Esempi:
- Insulina (dal pancreas): regola la glicemia.
- Tiroxina (dalla tiroide): regola il metabolismo.
- Adrenalina (dalle ghiandole surrenali): prepara all’azione (“lotta o fuga”).
- Estrogeni (dalle ovaie): regolano il ciclo riproduttivo.
- Esempi:
2. Comunicazione Paracrina (Locale)
- Meccanismo: Il messaggero viene rilasciato nel fluido extracellulare e agisce su cellule vicine.
- Distanza: Molto breve (locale).
- Velocità: Rapida.
- Messaggeri:
- Ormoni Locali (Autacoidi):
- Istamina: rilasciata nelle reazioni allergiche e infiammatorie, causa vasodilatazione.
- Prostaglandine: regolano il dolore, l’infiammazione e la contrazione della muscolatura liscia.
- Citochine: prodotte da cellule immunitarie, coordinano la risposta immunitaria.
- Ormoni Locali (Autacoidi):
3. Comunicazione Sinaptica (Nervosa)
- Meccanismo: Una cellula nervosa (neurone) rilascia il messaggero in uno spazio ristrettissimo chiamato sinapsi.
- Distanza: Brevissima (20-30 nanometri, lo spazio sinaptico).
- Velocità: Rapidissima (millisecondi).
- Messaggeri:
- Neurotrasmettitori:
- Esempi: Acetilcolina (contrazione muscolare), Glutammato (eccitazione cerebrale), GABA (inibizione cerebrale), Dopamina (movimento, piacere), Serotonina (umore, sonno).
- Neuromodulatori: Modulano l’efficacia della trasmissione sinaptica (es. alcune endorfine).
- Neurotrasmettitori:
4. Comunicazione Autocrina
- Meccanismo: La cellula produce un messaggero che agisce sulla stessa cellula che l’ha rilasciato.
- Funzione: Autoregolazione. Molto comune nelle cellule del sistema immunitario e durante lo sviluppo.
- Esempio: Una cellula immunitaria che rilascia una citochina per stimolare la propria proliferazione.
Come Agisce un Messaggero Chimico: Il Meccanismo del Recettore
Il messaggero (o ligando) di per sé non entra quasi mai nella cellula. Il segnale viene “trasdotto” all’interno.
1. Recettori di Superficie (o di Membrana)
Per messaggeri idrofili (che non attraversano la membrana).
- Recettori Accoppiati a Proteine G (GPCRs): Il più
grande gruppo. L’attivazione innesca un “secondo messaggero” (es.
AMPciclico, calcio) dentro la cellula.
- Esempio: Recettore per l’adrenalina.
- Recettori Catalitici (o Enzimatici): Il recettore
stesso è un enzima che si attiva al legame col messaggero.
- Esempio: Recettore per l’insulina.
- Recettori-Canale (Ionotropi): Il recettore è un
canale ionico che si apre o chiude al legame, cambiando immediatamente
l’eccitabilità della cellula.
- Esempio: Recettore per il GABA o per l’acetilcolina nicotinica.
2. Recettori Intracellulari (Nel Nucleo o nel Citoplasma)
Per messaggeri lipofili (che attraversano la membrana). * Meccanismo: Il messaggero (es. un ormone steroideo) entra nella cellula, si lega al recettore e questo complesso funge da “interruttore” per l’attivazione o la disattivazione di geni specifici. * Esempio: Recettori per gli ormoni tiroidei, testosterone, cortisolo.
Il Concetto di Specificità e Regolazione
- Specificità: Una cellula risponde solo a un messaggero se possiede il recettore specifico per esso. Lo stesso ormone può avere effetti diversi in tessuti diversi, a seconda del tipo di recettore e della via di segnalazione interna che attiva.
- Regolazione: La comunicazione è finemente regolata. I recettori possono diventare meno sensibili (desensitizzazione) o più sensibili (sensibilizzazione). La produzione del messaggero è controllata da meccanismi di feedback (spesso negativi).
Recettori?
I recettori sono molecole (per lo più proteine) in grado di riconoscere e legarsi specificamente a un ligando (come un ormone, un neurotrasmettitore o un farmaco) per innescare una risposta biologica all’interno della cellula.
Le Proprietà Fondamentali dei Recettori
Quattro proprietà chiave ne definiscono il funzionamento:
flowchart TD
A[Proprietà dei Recettori] --> B[Specificità]
A --> C[Saturabilità]
A --> D[Affinità]
A --> E[Reversibilità del Legame]
1. Specificità
- Definizione: La capacità di un recettore di legarsi solo a un tipo (o a pochi tipi) molto specifico di ligando.
- Analogia: Funziona come una serratura e una chiave. La serratura (recettore) si apre solo con la chiave giusta (ligando specifico).
- Base Molecolare: La forma tridimensionale del sito di legame sul recettore si adatta perfettamente alla forma del ligando.
- Esempio: Il recettore dell’insulina si lega all’insulina, ma non al glucagone o all’adrenalina.
2. Saturabilità
- Definizione: Esiste un numero finito di recettori per cellula. Quando tutti i recettori sono occupati dal ligando, la risposta cellulare raggiunge un massimo (plateau) e non può aumentare ulteriormente, anche se la concentrazione del ligando continua a salire.
- Implicazione: La risposta cellulare è proporzionale al numero di recettori occupati, ma solo fino al punto di saturazione.
- Grafico: La curva della risposta in funzione della concentrazione del ligando ha una forma iperbolica o sigmoide, non lineare.
3. Affinità
- Definizione: La “forza” con cui un recettore lega il suo ligando. Un’affinità alta significa che il recettore si lega al ligando anche quando la sua concentrazione è molto bassa.
- Misura: Si misura con la Kd (Costante di
Dissociazione), che è la concentrazione di ligando necessaria
per occupare il 50% dei recettori.
- Bassa Kd = Alta Affinità (bastano poche molecole per attivare il 50% dei recettori).
- Alta Kd = Bassa Affinità (servono molte molecole per attivare il 50% dei recettori).
4. Reversibilità del Legame
- Definizione: Il legame tra recettore e ligando è reversibile, non covalente. Il ligando si lega per un certo tempo, poi si stacca, permettendo al recettore di legare un’altra molecola.
- Importanza: Consente la regolazione fine della risposta. Quando la concentrazione del ligando diminuisce, questo si stacca dai recettori e la risposta cellulare si interrompe.
Altre Proprietà Importanti
Oltre alle quattro fondamentali, esistono altre proprietà cruciali:
5. Efficacia Intrinseca
- Definizione: La capacità di un ligando, una volta legato al recettore, di attivarlo e produrre una risposta biologica.
- Tipi di Ligandi in base a questa proprietà:
- Agonista Completo: Si lega al recettore e lo attiva, producendo una risposta massimale. Ha un’alta efficacia intrinseca.
- Agonista Parziale: Si lega al recettore e lo attiva, ma produce una risposta sub-massimale anche quando occupa tutti i recettori. Efficacia intrinseca intermedia.
- Antagonista: Si lega al recettore ma non lo attiva (efficacia intrinseca = 0). “Blocca” il recettore, impedendo agli agonisti di legarsi e agire.
6. Segnalazione e Amplificazione
- Funzione: Il recettore non è solo un “grilletto”, ma l’inizio di una cascata di segnalazione. Un singolo ligando legato a un recettore può attivare molte molecole a valle, amplificando enormemente il segnale.
- Esempio: Una molecola di adrenalina può attivare la produzione di milioni di molecole di glucosio all’interno della cellula.
Regolazione dei Recettori
Il numero e la sensibilità dei recettori non sono fissi, ma dinamici. Si adattano allo stato fisiologico:
- Down-Regolazione (Desensitizzazione):
- Cos’è: Esposizione prolungata a un’alta concentrazione di un ligando (es. un ormone) porta a una diminuzione del numero di recettori funzionali sulla superficie cellulare.
- Scopo: Prevenire una risposta eccessiva. È una forma di “tolleranza”.
- Esempio: La desensitizzazione dei recettori per l’insulina nel diabete di tipo 2.
- Up-Regolazione (Sensibilizzazione):
- Cos’è: In condizioni di bassa concentrazione cronica di ligando, la cellula aumenta il numero di recettori sulla sua superficie.
- Scopo: Massimizzare la capacità di captare il segnale.
- Esempio: Aumento dei recettori per i neurotrasmettitori in alcune zone del cervello dopo un trattamento farmacologico cronico.
Cellule nervose (o neuroni)
La Cellula Nervosa: Anatomia Funzionale
Un neurone è strutturato per ricevere, integrare e trasmettere informazioni.
- Dendriti: Estensioni ramificate che ricevono i segnali in ingresso da altri neuroni.
- Soma (Corpo cellulare): Integra i segnali ricevuti dai dendriti e contiene il nucleo.
- Assone: Un lungo prolungamento unico che conduce il segnale elettrico (potenziale d’azione) lontano dal soma.
- Terminali Assonici: Le estremità dell’assone che trasmettono il segnale al neurone successivo attraverso le sinapsi.
I Segnali Elettrici: Due Forme Principali
I neuroni utilizzano due tipi di segnali elettrici, come illustrato nel seguente diagramma:
flowchart TD
A[Segnali Elettrici Neuronali] --> B[Segnali Locali<br>o Potenziali Graduati]
A --> C[Segnali Condotti<br>o Potenziali d'Azione]
B --> D[Viaggio passivo e decadono]
B --> E[Sono proporzionali<br>allo stimolo]
B --> F[Sommabili]
C --> G[Viaggio attivo e rigenerativo]
C --> H[Seguono la legge del “tutto o nulla”]
C --> I[Non sono sommabili]
Vediamo ora questi due segnali nel dettaglio.
1. Segnali Locali (Potenziali Graduati)
- Dove: Si generano principalmente sui dendriti e sul soma.
- Causa: Sono risposte passive a uno stimolo chimico (da neurotrasmettitori) o sensoriale.
- Proprietà:
- Sono Graduati: La loro ampiezza (intensità) è variabile e proporzionale all’intensità dello stimolo (uno stimolo più forte crea un potenziale graduato più ampio).
- Decadono con la distanza: Si propagano passivamente lungo la membrana, ma si indeboliscono (decadono) e si estinguono dopo brevi distanze.
- Sono Sommabili: Più potenziali graduati provenienti da diverse sinapsi possono sommarsi tra loro nel soma, sia nello spazio (somma spaziale) che nel tempo (somma temporale).
2. Segnali Condotti (Potenziali d’Azione)
Se la somma dei potenziali graduati nel soma supera una certa soglia di eccitazione, innesca un potenziale d’azione.
- Dove: Si generano nel colle dell’assone (il punto di partenza) e viaggiano lungo tutto l’assone.
- Proprietà:
- Legge del “Tutto o Nulla”: O si genera un potenziale d’azione a piena ampiezza, o non si genera affatto. Non esistono potenziali d’azione “deboli” o “forti”. L’intensità dell’informazione è codificata dalla frequenza (quanti potenziali d’azione al secondo) e non dall’ampiezza.
- Non Decadono: Il segnale si rigenera automaticamente lungo tutto l’assone, mantenendo la sua forza fino alla fine.
- Non Sono Sommabili.
Il Meccanismo del Potenziale d’Azione: Ioni e Canali
La base del segnale elettrico è la differenza di carica elettrica tra l’interno e l’esterno della cellula, dovuta al movimento di ioni (Na+, K+, Cl-, Ca2+) attraverso canali ionici specifici.
1. Stato di Riposo (Polarizzazione)
- Potenziale di Riposo: circa -70 mV (interno negativo rispetto all’esterno).
- Come si mantiene:
- La membrana è poco permeabile al Na+.
- È permeabile al K+, che esce secondo gradiente.
- La Pompa Na+/K+ mantiene l’equilibrio, pompando attivamente 3 Na+ fuori e 2 K+ dentro.
2. Fasi del Potenziale d’Azione
- Depolarizzazione (Fase in Salita):
- Uno stimolo apre alcuni canali per il Na+.
- Se la depolarizzazione supera la soglia (circa -55 mV), si aprono a cascata tutti i canali del Na+ voltaggio-dipendenti.
- Il Na+ precipita dentro la cellula, seguendo il suo gradiente elettrochimico.
- L’interno della cellula diventa positivo (picco a circa +30 mV).
- Ripolarizzazione (Fase in Discesa):
- I canali del Na+ si inattivano automaticamente.
- I canali del K+ voltaggio-dipendenti si aprono più lentamente.
- Il K+ fluisce fuori dalla cellula, riportando la carica interna verso il negativo.
- Iperpolarizzazione (Periodo Refrattario):
- I canali del K+ rimangono aperti un po’ più del necessario, portando il potenziale momentaneamente sotto il valore di riposo.
- In questo periodo refrattario (assoluto e poi relativo) il neurone non può generare un nuovo potenziale d’azione. Questo assicura che l’impulso viaggi in una sola direzione.
La Conduzione del Segnale
- Negli Assoni Mielinizzati: Le cellule di Schwann (nel SNP) e gli oligodendrociti (nel SNC) avvolgono l’assone in uno strato isolante chiamato mielina. Il segnale “salta” da un nodo di Ranvier all’altro (conduzione saltatoria), risultando molto più veloce e energeticamente efficiente.
Il Potenziale di Membrana a Riposo: Una Sintesi Quantitativa
La tua descrizione è corretta: il potenziale di riposo (circa -70 mV) nasce principalmente dalla diffusione del K⁺ verso l’esterno, spinto dal suo gradiente di concentrazione. Questo movimento di ioni positivi all’esterno lascia un eccesso di cariche negative all’interno (principalmente proteine e fosfati organici). Tuttavia, la piccola ma significativa permeabilità al Na⁺ a riposo fa sì che il valore reale (-70 mV) sia leggermente meno negativo del potenziale di equilibrio del K⁺ (circa -90 mV), avvicinandosi a quello del Na⁺ (+60 mV).
1. La Legge di Ohm applicata ai Circuiti Biologici
La Legge di Ohm (\(V = I \times R\)) è fondamentale per capire il flusso di ioni. Si può riscrivere in termini di conduttanza (g) (l’inverso della resistenza, \(g = 1/R\)), che rappresenta la facilità con cui uno ione può attraversare la membrana.
Formula: \(I = g \times (V_m - E_{ione})\)
- \(I\): Corrente ionica (A)
- \(g\): Conduttanza della membrana per quello specifico ione (S)
- \(V_m\): Potenziale di membrana (mV)
- \(E_{ione}\): Potenziale di equilibrio per quello ione (mV)
La quantità \((V_m - E_{ione})\) è la forza elettromotrice netta che spinge lo ione. * Se \(V_m\) è più negativo di \(E_{K⁺}\) (es. -70 mV vs -90 mV), c’è una forza che spinge il K⁺ verso l’interno. Tuttavia, a riposo, la forza del gradiente chimico che lo spinge verso l’esterno è maggiore. * Se \(V_m\) è molto più negativo di \(E_{Na⁺}\) (es. -70 mV vs +60 mV), c’è una forte forza elettrochimica (sia elettrica che chimica) che spinge il Na⁺ verso l’interno.
2. L’Equazione di Goldman-Hodgkin-Katz (GHK)
Mentre l’Equazione di Nernst calcola il potenziale di equilibrio per un singolo ione, l’equazione di GHK calcola il potenziale di membrana quando la membrana è permeabile a più ioni simultaneamente, come nel neurone a riposo (permeabile a K⁺, Na⁺ e in minor misura Cl⁻).
Formula: \[ V_m = \frac{RT}{F} \ln \frac{ P_{K}[K^+]_{out} + P_{Na}[Na^+]_{out} + P_{Cl}[Cl^-]_{in} }{ P_{K}[K^+]_{in} + P_{Na}[Na^+]_{in} + P_{Cl}[Cl^-]_{out} } \]
- \(V_m\): Potenziale di membrana (V)
- \(R, T, F\): Costante dei gas, temperatura assoluta, costante di Faraday
- \(P_{ione}\): Permeabilità della membrana per quello specifico ione
- \([ione]_{in/out}\): Concentrazione ionica interna/esterna
Perché è importante?
Spiega matematicamente perché il potenziale di riposo (-70 mV) è più positivo di \(E_{K⁺}\) (-90 mV). A riposo, la permeabilità al potassio (\(P_K\)) è molto maggiore di quella al sodio (\(P_{Na}\)), ma \(P_{Na}\) non è zero. Il piccolo ingresso di cariche positive (Na⁺) “tira” il potenziale di membrana lontano da \(E_K\) e verso \(E_{Na}\).
Eccitabilità Neurone e Comunicazione
1. Il Potenziale di Membrana a Riposo
Il neurone a riposo mantiene una differenza di carica elettrica attraverso la sua membrana, chiamata potenziale di membrana a riposo (circa -70 mV). Questo viene stabilito da due fattori chiave:
- Gradienti Ionici: La pompa Na⁺/K⁺ crea un’alta concentrazione di K⁺ all’interno e un’alta concentrazione di Na⁺ all’esterno.
- Permeabilità di Membrana: A riposo, la membrana è molto più permeabile al potassio (K⁺) che al sodio (Na⁺).
Di conseguenza, il K⁺ tende a fuoriuscire dalla cellula seguendo il suo gradiente di concentrazione, portando con sé cariche positive. Questo movimento netto di cariche positive verso l’esterno è la causa diretta dell’interno negativo della cellula.
2. Tipi di Segnali Elettrici
I neuroni comunicano attraverso variazioni del potenziale di membrana, generate dall’apertura e chiusura di canali ionici gateati (controllati). Esistono canali attivati da voltaggio, da ligandi (neurotrasmettitori) o da stimoli meccanici.
Terminologia delle Variazioni di Potenziale:
- Depolarizzazione: Il potenziale di membrana diventa meno negativo (es. da -70 mV a -50 mV).
- Iperpolarizzazione: Il potenziale di membrana diventa più negativo (es. da -70 mV a -80 mV).
- Ripolarizzazione: Il ritorno al potenziale di riposo dopo una depolarizzazione.
Esistono due categorie principali di segnali:
A. Potenziali Graduati
- Natura: Piccole, variazioni locali dell’ampiezza del potenziale.
- Caratteristiche:
- La loro ampiezza è proporzionale all’intensità dello stimolo.
- Si attenuano con la distanza dal punto di origine (conduzione decadente).
- Funzione: Determinare, in una regione specializzata del neurone, se lo stimolo è abbastanza forte da innescare un potenziale d’azione. Possono essere eccitatori (depolarizzanti) o inibitori (iperpolarizzanti).
B. Potenziali d’Azione (PA)
- Natura: Segnali di ampiezza massima e fissa che viaggiano senza attenuazione lungo l’assone.
- Meccanismo: Si basano sull’apertura sequenziale di canali per il Na⁺ e il K⁺ voltaggio-dipendenti.
3. Il Potenziale d’Azione: Generazione e Proprietà
Fasi del Potenziale d’Azione:
- Depolarizzazione (Fase Ascendente): Uno stimolo depolarizzante supera la soglia (circa -55 mV). Ciò causa l’apertura massiva dei canali del Na⁺ voltaggio-dipendenti. Il Na⁺ irrompe all’interno, invertendo rapidamente il potenziale di membrana fino a circa +30 mV.
- Ripolarizzazione (Fase Discendente): I canali del Na⁺ si inattivano, mentre i canali del K⁺ voltaggio-dipendenti si aprono. Il K⁺ fuoriesce massicciamente, riportando il potenziale di membrana verso il valore di riposo.
- Iperpolarizzazione Postuma: I canali del K⁺ rimangono aperti leggermente più a lungo, portando il potenziale temporaneamente più vicino all’equilibrio del K⁺ (più negativo del valore di riposo) prima di stabilizzarsi.
Proprietà Fondamentali:
- Principio del “Tutto o Nulla”: Se lo stimolo raggiunge la soglia, scatena un PA di ampiezza massima e fissa. Al di sotto della soglia, non viene generato alcun PA.
- Periodo Refrattario: Breve periodo dopo un PA in
cui il neurone ha una ridotta eccitabilità.
- Refrattario Assoluto: Impossibile generare un nuovo PA, indipendentemente dallo stimolo. Impedisce la sovrapposizione dei PA e ne determina la frequenza massima.
- Refrattario Relativo: È possibile generare un nuovo PA, ma solo con uno stimolo più intenso del normale.
4. Propagazione del Potenziale d’Azione
Negli Assoni Amielinici: La propagazione è continua. Il PA in un punto della membrana crea correnti locali che depolarizzano la regione adiacente fino a soglia, innescando un nuovo PA. Questo processo si ripete lungo tutto l’assone. È un processo relativamente lento.
Negli Assoni Mielinici: La propagazione è saltatoria (dal latino “saltare”). La guaina mielinica, che è un isolante, avvolge l’assone lasciando scoperte solo piccole zone chiamate Nodi di Ranvier. I canali ionici voltaggio-dipendenti sono concentrati quasi esclusivamente in questi nodi.
- Meccanismo: Il PA generato in un nodo crea una corrente che fluisce rapidamente all’interno dell’assone, “saltando” il tratto mielinizzato, per depolarizzare il nodo successivo fino a soglia e innescare un nuovo PA.
- Vantaggio: La conduzione saltatoria è molto più veloce e efficiente dal punto di vista energetico rispetto a quella continua.
La Sinapsi: Il Punto d’Incontro
La sinapsi è una giunzione specializzata dove un neurone (presinaptico) comunica con una cellula bersaglio (postsinaptica), che può essere un altro neurone, una cellula muscolare o ghiandolare. Esistono due tipi principali:
- Sinapsi Elettrica: Comunicazione diretta attraverso gap junction. Molto rapida, permette il passaggio di ioni e correnti elettriche. Comune nel muscolo cardiaco e in alcuni circuiti neurali che richiedono sincronizzazione.
- Sinapsi Chimica: Comunicazione mediata da neurotrasmettitori. È la forma più comune e complessa nel sistema nervoso. Ci concentreremo su questa.
La Trasmissione Sinaptica Chimica: un Processo in 5 Fasi
Il processo di comunicazione attraverso una sinapsi chimica è un elegante ciclo, qui illustrato in dettaglio:
flowchart TD
A[Impulso Presinaptico] --> B[Apertura canali Ca²⁺ V-D]
B --> C[Ingresso massiccio di Ca²⁺]
C --> D[Fusione vescicole con membrana]
D --> E[Rilascio neurotrasmettitore<br>nello spazio sinaptico]
E --> F[Legame con recettori postsinaptici]
F --> G{Azione sul neurone postsinaptico}
G -- Eccitatoria --> H[PSP Eccitatorio EPSP<br>Depolarizzazione]
G -- Inibitoria --> I[PSP Inibitorio IPSP<br>Iperpolarizzazione]
H & I --> J[Integrazione dei PSP]
J --> K[Generazione Potenziale d'Azione]
subgraph L [Destino del Neurotrasmettitore]
E --> M[Riacquisizione<br>nel neurone presinaptico]
E --> N[Riacquisizione<br>nelle cellule gliali]
E --> O[Degradazione enzimatica]
E --> P[Diffusione]
end
1. Sintesi e Imballaggio del Neurotrasmettitore
Il neurotrasmettitore viene sintetizzato nel neurone presinaptico e immagazzinato in vescicole sinaptiche.
2. Arrivo del Potenziale d’Azione e Ingesso di Calcio
Quando un potenziale d’azione raggiunge il terminale presinaptico, depolarizza la membrana, aprendo i canali del Calcio (Ca²⁺) voltaggio-dipendenti. Il Ca²⁺ entra massicciamente nel terminale, seguendo il suo gradiente di concentrazione.
3. Esocitosi del Neurotrasmettitore
L’aumento della concentrazione intracellulare di Ca²⁺ fa fondere le vescicole sinaptiche con la membrana presinaptica, rilasciando il neurotrasmettitore per esocitosi nella fessura sinaptica.
4. Legame e Risposta Postsinaptica
Il neurotrasmettitore diffonde attraverso la fessura e si lega a recettori specifici sulla membrana del neurone postsinaptico. Questo legame innesca la risposta:
- Canali Ionici Ligando-Dipendenti (Recettori Ionotropi): Si aprono direttamente, permettendo il flusso di ioni. La risposta è rapida (millisecondi).
- Recettori Accoppiati a Proteine G (Recettori Metabotropi): Attivano una cascata di segnali interna (“secondi messaggeri”) che può aprire canali ionici, modificare la funzione cellulare o attivare geni. La risposta è lenta ma duratura e amplificata.
5. Termine del Segnale
L’azione del neurotrasmettitore deve terminare rapidamente. Questo avviene attraverso: * Riacquisizione (Re-uptake): Il neurotrasmettitore viene riassorbito attivamente nel neurone presinaptico o nelle cellule gliali (es. per la serotonina o il GABA). * Degradazione Enzimatica: Enzimi specifici degradano il neurotrasmettitore (es. l’acetilcolinesterasi degrada l’acetilcolina). * Diffusione: Il neurotrasmettitore semplicemente diffonde lontano dalla sinapsi.
Integrazione Neuronale: “Votare” per l’Azione
Il neurone postsinaptico (specialmente a livello del soma e dei dendriti) riceve contemporaneamente segnali da migliaia di sinapsi. L’integrazione neuronale è il processo di “sommare” tutti questi segnali per decidere se generare o meno un potenziale d’azione nel suo colletto assonico.
I Segnali in Gioco: PSP
I segnali che vengono integrati sono i Potenziali Postsinaptici (PSP), che sono potenziali graduati.
- Potenziale Postsinaptico Eccitatorio (EPSP):
- Causa: Apertura di canali per il Na⁺ o il Ca²⁺.
- Effetto: Depolarizzazione della membrana postsinaptica (es. da -70 mV a -65 mV).
- Scopo: Avvicinare il potenziale di membrana alla soglia per innescare un potenziale d’azione.
- Potenziale Postsinaptico Inibitorio (IPSP):
- Causa: Apertura di canali per il K⁺ (che fa uscire cariche positive) o per il Cl⁻ (che fa entrare cariche negative).
- Effetto: Iperpolarizzazione della membrana postsinaptica (es. da -70 mV a -75 mV) o stabilizzazione.
- Scopo: Allontanare il potenziale di membrana dalla soglia, opponendosi all’eccitazione.
I Meccanismi dell’Integrazione: La Somma dei Segnali
Il neurone integra i PSP in due modi principali:
- Somma Spaziale:
- Cos’è: La somma di EPSP (o IPSP) provenienti da diverse sinapsi attive contemporaneamente.
- Analogia: Come se più persone (sinapsi) spingessero insieme una macchina (il potenziale di membrana) per farla partire.
- Esempio: Un singolo EPSP da un neurone A è debole, ma se i neuroni A, B e C si attivano insieme, i loro EPSP si sommano e possono raggiungere la soglia.
- Somma Temporale:
- Cos’è: La somma di EPSP (o IPSP) provenienti dalla stessa sinapsi in rapida successione.
- Analogia: Come se una persona (la stessa sinapsi) spingesse la macchina più volte in rapida sequenza, prima che questa abbia fatto in tempo a tornare nella posizione iniziale.
- Esempio: Un neurone che scarica un treno di potenziali d’azione ad alta frequenza può generare EPSP che si sommano tra loro.
L’integrazione finale è una combinazione di queste somme: il neurone calcola continuamente il bilancio netto tra tutte le eccitazioni (EPSP) e tutte le inibizioni (IPSP) che riceve.
- Se la somma algebrica (EPSP + IPSP) depolarizza la membrana del colletto assonico fino a superare il potenziale soglia → si genera un potenziale d’azione.
- Se la somma è al di sotto della soglia → non succede nulla.
Ritardo Sinaptico
Il ritardo sinaptico è il breve lasso di tempo (circa 0,5 - 1 millisecondo) che intercorre tra l’arrivo del potenziale d’azione nel terminale presinaptico e la comparsa del potenziale postsinaptico (PSP) nel neurone successivo.
Perché esiste?
Questo ritardo è dovuto al tempo necessario per i processi chimici della trasmissione sinaptica, che sono intrinsecamente più lenti del puro segnale elettrico:
- Apertura dei canali del Ca²⁺ voltaggio-dipendenti e ingresso del Ca²⁺.
- Fusione delle vescicole con la membrana presinaptica.
- Diffusione del neurotrasmettitore attraverso la fessura sinaptica.
- Legame del neurotrasmettitore al recettore postsinaptico.
- Apertura dei canali ionici postsinaptici e flusso ionico.
Implicazioni:
- Maggiore è il numero di sinapsi in un circuito neurale, maggiore è il tempo di elaborazione totale.
- Il ritardo sinaptico è una prova fondamentale della natura chimica della trasmissione nella maggior parte delle sinapsi.
Sinapsi Eccitatoria ed Inibitoria a Confronto
Questa tabella riassume le caratteristiche distintive dei due tipi principali di sinapsi chimiche.
Caratteristica | Sinapsi Eccitatoria | Sinapsi Inibitoria |
---|---|---|
Scopo Principale | Generare un potenziale d’azione nel postsinaptico. | Impedire la generazione di un potenziale d’azione. |
Neurotrasmettitori Comuni | Glutammato, Acetilcolina (in molte sinapsi). | GABA (acido γ-amminobutirrico), Glicina. |
Recettori Tipici | Recettori per il Glutammato (AMPA, NMDA), Recettori Nicotinici per l’ACh. | Recettori per il GABA (GABA-A), Recettori per la Glicina. |
Meccanismo Ionico | Apertura di canali per cationi (Na⁺, K⁺, Ca²⁺). Il Na⁺ entra più del K⁺ che esce. | Apertura di canali per anioni (Cl⁻) o per K⁺. |
Potenziale Postsinaptico | EPSP (Potenziale Postsinaptico Eccitatorio). | IPSP (Potenziale Postsinaptico Inibitorio). |
Variazione del Potenziale di Membrana | Depolarizzazione (es. da -70 mV a -65 mV). | Iperpolarizzazione (es. da -70 mV a -75 mV) o Stabilizzazione. |
Effetto sull’Eccitabilità | Aumenta la probabilità di scarica. | Diminuisce la probabilità di scarica. |
Inibizione Presinaptica: Esiste un altro importante meccanismo inibitorio che non agisce direttamente sul neurone postsinaptico, ma modula il rilascio del neurotrasmettitore dal terminale presinaptico. Un interneurone inibitorio forma una sinapsi sul terminale stesso, rilasciando un neurotrasmettitore (spesso GABA) che riduce l’ingresso di Ca²⁺ o blocca direttamente il rilascio delle vescicole, diminuendo l’ampiezza dell’EPSP generato.
Riflessi e Tipologie
Un riflesso è una risposta automatica, rapida, stereotipata e innata a uno stimolo specifico. È mediata da un arco riflesso, un circuito neurale che bypassa, in tutto o in parte, le aree cerebrali coscienti.
Componenti di un Arco Riflesso:
- Recettore: Rileva lo stimolo.
- Neurone Afferente (Sensitivo): Porta l’informazione al SNC.
- Centro di Integrazione: Nel SNC (midollo spinale o tronco encefalico). Spesso coinvolge un interneurone.
- Neurone Efferente (Motorio): Porta il comando dal SNC all’effettore.
- Effettore: Muscolo o ghiandola che esegue la risposta.
Tipologie di Riflessi
I riflessi possono essere classificati in base a diverse caratteristiche:
1. In Base alla Composizione dell’Arco Riflesso
- Riflesso Monosinaptico:
- Arco: Comprende solo due neuroni e una sinapsi: neurone sensoriale → neurone motorio.
- Esempio: Riflesso patellare o rotuleo. Quando il tendine rotuleo viene percusso, lo stiramento del muscolo quadricipite attiva i fusi neuromuscolari (recettori). Il segnale viaggia direttamente al midollo spinale e attiva i motoneuroni dello stesso muscolo, causando un’estensione improvvisa della gamba. È il riflesso più rapido.
- Riflesso Polisinaptico:
- Arco: Comprende almeno tre neuroni e due o più sinapsi: neurone sensoriale → interneurone → neurone motorio.
- Esempio: Riflesso di ritiro da uno stimolo doloroso (es. pungersi un dito). Uno stimolo doloroso al dito fa contrarre i muscoli flessori per ritirare la mano (neurone motorio eccitato) e, contemporaneamente, inibisce i muscoli estensori antagonisti (inibizione reciproca mediata dall’interneurone). Questo riflesso è più complesso e presenta un ritardo maggiore a causa del maggior numero di sinapsi.
2. In Base alla Localizzazione del Centro di Integrazione
- Riflesso Spinale: Il centro di integrazione è nel midollo spinale. Sono la maggior parte dei riflessi (es. riflesso patellare, riflesso di ritiro).
- Riflesso Encefalico (o del Tronco Encefalico): Il centro di integrazione è nell’encefalo (es. riflesso pupillare alla luce, riflesso della tosse, riflesso della deglutizione).
3. In Base all’Effettore
- Riflesso Somatico: L’effettore è il muscolo scheletrico. Le risposte sono contrazioni muscolari.
- Riflesso Viscerale (o Autonomo): L’effettore è il muscolo liscio, il muscolo cardiaco o una ghiandola. Controllano le funzioni vegetative (es. riflesso della minzione, riflesso di costrizione/dilatazione dei vasi sanguigni).
Il Sistema Nervoso: Introduzione ai Sistemi Sensoriali
I sistemi sensoriali sono la nostra interfaccia con il mondo. Attraverso di essi, il sistema nervoso riceve informazioni cruciali sull’ambiente esterno e sullo stato interno del corpo.
1. I Recettori Sensoriali: I Rilevatori Specializzati
I recettori sensoriali sono strutture specializzate che rilevano specifiche forme di energia (stimoli) e le trasformano in segnali nervosi.
- Modalità Sensoriale: È la forma di energia dello stimolo (es. meccanica, chimica, luminosa).
- Stimolo Adeguato: È il tipo di stimolo specifico a cui un recettore è più sensibile, ovvero quello per cui ha la soglia di attivazione più bassa (es. la luce per i fotorecettori dell’occhio).
2. La Trasduzione Sensoriale: Dal Mondo Fisico al Segnale Nervoso
La trasduzione sensoriale è il processo fondamentale attraverso cui l’energia dello stimolo viene convertita in un cambiamento elettrico nella cellula, chiamato potenziale del recettore (o potenziale generatore).
Esistono due modalità principali:
- Recettori di Tipo Neurone: La terminazione nervosa stessa è il recettore. Lo stimolo apre o chiude canali ionici, generando direttamente un potenziale del recettore.
- Recettori di Tipo Cellula Separata: Una cellula specializzata (non neurone) rileva lo stimolo. Questa cellula poi rilascia un neurotrasmettitore che, a sua volta, genera un potenziale graduato nel neurone afferente collegato.
3. L’Adattamento Recettoriale: Ignorare gli Stimoli Costanti
L’adattamento recettoriale è la diminuzione della risposta in presenza di uno stimolo costante e prolungato. Ci permette di filtrare le informazioni irrilevanti e concentrarci sui cambiamenti.
- Recettori Tonici (Lento Adattamento): Si adattano poco e forniscono informazioni continue sull’intensità di uno stimolo prolungato (es. recettori del dolore, della postura).
- Recettori Fasici (Rapido Adattamento): Si adattano rapidamente e sono specializzati nel rilevare l’inizio e la fine di uno stimolo, ovvero i cambiamenti (es. recettori del tatto fine che rilevano il vestiario).
4. La Via Sensoriale: Dal Recettore al Cervello
L’informazione sensoriale viaggia verso il cervello attraverso un percorso gerarchico:
- Linee Marcate: Ogni modalità sensoriale (tatto, vista, etc.) segue una via nervosa specifica e dedicata. Il cervello interpreta il segnale in base a quale “linea” è stata attivata.
- Unità Sensoriale e Campo Recettivo: Un’unità sensoriale è composta da un singolo neurone afferente e da tutti i recettori ad esso collegati. L’area in cui uno stimolo può attivare questi recettori è il suo campo recettivo.
- Ordine dei Neuroni: L’informazione viene relayata
verso l’alto:
- Neurone di Primo Ordine: Porta il segnale dalla periferia al SNC.
- Neurone di Secondo Ordine: Riceve il segnale e lo trasmette al talamo.
- Neurone di Terzo Ordine: Dal talamo porta l’informazione alla corteccia cerebrale, dove avviene la percezione cosciente.
5. La Codifica dell’Informazione Sensoriale
Il sistema nervoso deve codificare in modo preciso il tipo, l’intensità e la localizzazione dello stimolo.
Codifica del Tipo: È determinata dallo stimolo adeguato e dalla linea marcata attivata. Il cervello integra spesso informazioni da più vie sensoriali per una percezione completa.
Codifica dell’Intensità: Avviene attraverso due meccanismi:
- Codice di Frequenza: Uno stimolo più intenso genera un potenziale del recettore più ampio, che a sua volta provoca una maggiore frequenza di potenziali d’azione nel neurone afferente.
- Codice di Popolazione: Uno stimolo più intenso attiva un numero maggiore di recettori e, di conseguenza, un numero maggiore di neuroni afferenti.
Codifica della Localizzazione: Acuità e Inibizione Laterale
- Acuità: È la precisione con cui localizziamo uno stimolo. È maggiore nelle aree con campi recettivi piccoli e numerosi, che spesso si sovrappongono.
- Inibizione Laterale: Questo importante meccanismo migliora ulteriormente l’acuità. I neuroni più fortemente stimolati inibiscono l’attività dei neuroni vicini, meno stimolati. Questo “aumenta il contrasto” nel pattern di attivazione, permettendo al cervello di delimitare con grande precisione i confini dello stimolo.
- Discriminazione di Due Punti: È il test classico per misurare l’acuità tattile. La soglia di discriminazione è la minima distanza alla quale due stimoli vengono percepiti come distinti. Se la distanza è inferiore alla soglia, i due punti vengono percepiti come uno solo.
Meccanocettori, Termocettori e Nocicettori: I Recettori della Somatosensazione
Questi tre tipi di recettori, situati nella pelle, nei muscoli e negli organi interni, ci forniscono informazioni essenziali sul nostro corpo e sull’ambiente.
1. Meccanocettori
- Funzione: Rilevare deformazioni meccaniche come pressione, tatto, vibrazione e stiramento.
- Stimolo Adeguato: Forza meccanica che deforma il recettore o i tessuti adiacenti.
- Tipi e Localizzazione:
- Corpuscoli di Meissner: Adattamento rapido. Rilevano cambiamenti di texture e vibrazioni a bassa frequenza (tatto fine). Abbondanti nei polpastrelli.
- Corpuscoli di Pacini: Adattamento rapidissimo. Rilevano vibrazioni ad alta frequenza e pressione profonda.
- Corpuscoli di Merkel: Adattamento lento. Rilevano pressione sostenuta e percezione di forme e bordi (discriminazione spaziale fine).
- Corpuscoli di Ruffini: Adattamento lento. Rilevano stiramento della pelle e percezione di oggetti più grandi.
2. Termocettori
- Funzione: Rilevare le variazioni di temperatura.
- Stimolo Adeguato: Caldo e freddo.
- Tipi:
- Recettori per il Freddo: Sono più numerosi e si attivano a temperature inferiori a quella cutanea (circa 34°C). Rispondono anche a sostanze chimiche come il mentolo.
- Recettori per il Caldo: Meno numerosi, si attivano a temperature superiori a quella cutanea (circa 36°C). Rispondono anche a sostanze come la capsaicina (del peperoncino).
- Nota: I termocettori non rilevano la temperatura assoluta, ma le variazioni rispetto alla temperatura basale della pelle. Si adattano rapidamente.
3. Nocicettori
- Funzione: Rilevare stimoli potenzialmente o effettivamente dannosi (dolorosi).
- Stimolo Adeguato: Stimoli nocivi di tipo meccanico, termico o chimico.
- Tipi:
- Nocicettori Meccanici: Rispondono a pressioni intense o tagli (es. una lama).
- Nocicettori Termici: Rispondono a temperature estreme (caldo >45°C, freddo <5°C).
- Nocicettori Polimodali: I più comuni. Rispondono a tutti i tipi di stimoli nocivi, compresi i mediatori chimici rilasciati da tessuti danneggiati o infiammati (es. istamina, bradichinina, prostaglandine, ioni K⁺, ATP).
La Percezione del Dolore (Nocicezione)
La nocicezione è il processo sensoriale che codifica e trasmette gli stimoli dannosi. La percezione del dolore è l’esperienza cosciente e soggettiva che ne risulta. È composta da due componenti:
- Dolore Localizzato Rapido (Primo Dolore):
- Via: Fibre nervose Aδ (mielinizzate, veloci).
- Caratteristiche: Acuto, pungente, ben localizzato. Serve come segnale d’allarme immediato per allontanarsi dalla fonte di danno.
- Dolore Diffuso Lento (Secondo Dolore):
- Via: Fibre nervose C (non mielinizzate, lente).
- Caratteristiche: Sordo, pulsante, bruciante, mal localizzato. Promuove l’immobilità per favorire la guarigione.
Iperalgesia e Dolore Infiammatorio: In seguito a un danno tissutale, l’area circostante diventa ipersensibile (iperalgesia). Ciò è dovuto al rilascio di sostanze chimiche (dai tessuti danneggiati e dai nocicettori stessi) che “sensibilizzano” i nocicettori, abbassando la loro soglia di attivazione. Questo è un meccanismo protettivo per evitare ulteriori danni all’area lesa.
La Teoria del Controllo a Cancello (Gate-Control Theory)
Proposta da Melzack e Wall nel 1965, questa teoria rivoluzionaria spiega come i segnali dolorifici non siano semplicemente “cavi” che vanno dal recettore al cervello, ma siano modulati (amplificati o soppressi) a livello spinale.
Il Meccanismo a Cancello
Il modello propone l’esistenza di un “cancello” funzionale a livello del corno dorsale del midollo spinale, che controlla il passaggio degli impulsi dolorifici verso il cervello.
I protagonisti sono tre tipi di fibre nervose:
- Fibre Aδ e C (Nocicettive): Trasportano il segnale di dolore.
- Fibre Aβ (Tattili): Fibre spesse e veloci che trasportano il tatto non doloroso (es. carezze, vibrazione).
- Interneuroni Inibitori: Neuroni nel midollo spinale che, se attivati, “chiudono il cancello” inibendo la trasmissione del dolore.
Come Funziona il Cancello?
- Quando il cancello è APERTO (e il dolore passa):
- Un forte segnale di dolore (fibre Aδ/C) arriva al midollo.
- Questo segnale inibisce l’interneurone inibitorio.
- Senza inibizione, il cancello si apre e il segnale del dolore procede liberamente verso il cervello.
- Quando il cancello è CHIUSO (e il dolore è
bloccato):
- Un forte segnale di tatto (fibre Aβ) arriva al midollo nello stesso momento.
- Questo segnale eccita fortemente l’interneurone inibitorio.
- L’interneurone, a sua volta, inibisce i neuroni che trasmettono il segnale dolorifico, chiudendo il cancello e impedendo parzialmente o totalmente al dolore di raggiungere il cervello.
Implicazioni e Prove della Teoria
Questa teoria spiega fenomeni comuni:
- Sfregarsi un gomito dopo un urto: L’attività tattile (fibre Aβ) generata dallo sfregamento “chiude il cancello” al segnale dolorifico.
- Agopuntura e TENS (Stimolazione Elettrica Transcutanea): L’attivazione delle fibre Aβ tramite aghi o corrente elettrica a bassa intensità chiude il cancello, alleviando il dolore.
- Il ruolo del cervello: Il cervello può inviare segnali discendenti per chiudere attivamente il cancello (es. in situazioni di stress o pericolo, dove non si percepisce il dolore fino a quando non si è al sicuro).
Il Sistema Nervoso: Sistema Motorio e Autonomo Somatico
Questo capitolo esplora i due rami effettori del sistema nervoso periferico: il sistema somatico, che controlla i movimenti volontari, e il sistema autonomo, che regola automaticamente l’ambiente interno.
Il Sistema Nervoso Autonomo (SNA): Il Regolatore Inconscio
Il SNA opera in modo involontario, coordinando le funzioni viscerali per mantenere l’omeostasi. Lavora a stretto contatto con il sistema endocrino e con i centri cerebrali che governano le emozioni.
- Funzione Principale: Regolare l’attività degli organi effettori (muscolo cardiaco, muscolo liscio, ghiandole) per bilanciare le risorse energetiche e adattare le funzioni corporee allo stato dell’organismo.
L’Organizzazione del SNA: Simpatico e Parasimpatico
Una caratteristica fondamentale del SNA è la duplice innervazione: la maggior parte degli organi riceve fibre nervose da entrambe le sue divisioni, il sistema simpatico e quello parasimpatico.
Effetto Antagonista e Complementare: Le due divisioni hanno generalmente effetti opposti sull’organo bersaglio (es. il simpatico accelera il battito cardiaco, il parasimpatico lo rallenta). Tuttavia, non agiscono in conflitto, bensì in modo complementare, attivandosi in contesti fisiologici diversi per modulare finemente la risposta dell’organo.
Ruoli Fisiologici Distinti:
- Sistema Parasimpatico: È dominante in condizioni di “riposo e digestione”. Favorisce attività come la salivazione, la digestione, l’assorbimento dei nutrienti e il risparmio energetico.
- Sistema Simpatico: Diventa maggiormente attivo durante periodi di stress o eccitazione, scatenando la classica risposta di “lotta o fuga”. Preparando il corpo all’azione, aumenta la frequenza cardiaca, dilata le vie aeree e mobilita le riserve di energia.
Anatomia a Confronto: Percorsi Neurali Diverși
L’anatomia dei due sistemi spiega i loro diversi modi di azione.
- Anatomia del Sistema Simpatico:
- I corpi cellulari dei neuroni pregangliari si trovano nel midollo spinale toracico e lombare (divisione toracolombare).
- I gangli simpatici sono organizzati in una catena posta ai lati della colonna vertebrale, il tronco simpatico. Questa architettura permette al sistema simpatico di attivarsi in modo diffuso e coordinato, coinvolgendo più organi simultaneamente.
- Anatomia del Sistema Parasimpatico:
- I corpi cellulari dei neuroni pregangliari si trovano nel tronco encefalico e nel midollo spinale sacrale. Per questo è noto come divisione craniosacrale.
- I gangli parasimpatici sono situati molto vicino, o addirittura all’interno, degli organi bersaglio. Questo permette risposte più localizzate e specifiche.
Neurotrasmettitori e Recettori: Il Linguaggio Chimico del SNA
La comunicazione nel SNA avviene attraverso due neurotrasmettitori principali, che agiscono su famiglie di recettori specifiche.
- Neurotrasmettitori:
- Acetilcolina (ACh): È rilasciata da tutti i neuroni pregangliari (sia simpatici che parasimpatici) e da tutti i neuroni postgangliari parasimpatici. I neuroni che rilasciano ACh sono detti colinergici.
- Noradrenalina (NA): È rilasciata dalla maggior parte dei neuroni postgangliari simpatici. Questi neuroni sono detti adrenergici.
- Recettori Colinergici (per l’Acetilcolina):
- Recettori Nicotinici: Si trovano sulle membrane di tutti i neuroni postgangliari e delle cellule muscolari scheletriche. La loro attivazione causa sempre un’eccitazione rapida.
- Recettori Muscarinici: Si trovano sulle membrane di tutti gli organi effettori del SNA (muscolo liscio, cardiaco, ghiandole). Sono accoppiati a proteine G e a secondi messaggeri, quindi le loro risposte possono essere eccitatorie o inibitorie, e più lente e durature.
- Recettori Adrenergici (per la Noradrenalina):
- Sono divisi in due classi principali, alfa (α) e beta (β), entrambe con diverse sottoclassi.
- Sono tutti accoppiati a proteine G. L’effetto finale (eccitazione o inibizione) su un organo dipende dal tipo specifico di recettore adrenergico espresso sulla sua membrana.
Nota sul Sistema Nervoso Somatico: Il sistema motorio somatico, che controlla i movimenti volontari, utilizza un unico neurotrasmettitore: l’acetilcolina. Questa viene rilasciata dai motoneuroni direttamente sulle fibre muscolari scheletriche, dove si lega a recettori nicotinici per innescare la contrazione.
Certamente. Ecco una riformulazione chiara, strutturata e più discorsiva del testo fornito, mantenendo tutti i concetti scientifici ma organizzandoli in modo più fluido.
Fisiologia del Muscolo: Uno Sguardo d’Insieme
Il corpo umano possiede tre tipi distinti di tessuto muscolare, ciascuno specializzato per funzioni specifiche:
- Muscolo Scheletrico: Caratterizzato da cellule lunghe, multinucleate e con una striatura trasversale visibile al microscopio. La sua contrazione è volontaria ed è responsabile del movimento del corpo.
- Muscolo Cardiaco: Presenta cellule mononucleate con striature trasversali. La sua contrazione è involontaria e ritmica. Le cellule sono collegate da giunzioni speciali che permettono un rapido accoppiamento elettrico, fondamentale per la sincronizzazione del battito.
- Muscolo Liscio: Composto da piccole cellule mononucleate prive di striature. Anche la sua contrazione è involontaria e si trova nelle pareti di organi interni e vasi sanguigni. Le cellule possono essere accoppiate sia elettricamente che meccanicamente.
L’unità funzionale del controllo motorio è l’unità motoria, costituita da un singolo motoneurone e da tutte le fibre muscolari scheletriche che esso innerva.
Il Muscolo Scheletrico: Struttura e Funzione
Anatomia Microscopica
Il muscolo scheletrico è organizzato gerarchicamente:
- Fascicoli sono fasci di fibre muscolari (le singole cellule muscolari).
- Ogni fibra muscolare è avvolta dal sarcolemma (membrana plasmatica) e riempita di sarcoplasma (citoplasma), che contiene organelli come i mitocondri e le miofibrille.
- Le miofibrille sono le strutture contrattili che presentano le caratteristiche striature, dovute alla disposizione ordinata di proteine.
Il Sarcomero: L’Unità Contrattile Il sarcomero, delimitato da due linee Z, è l’unità funzionale della contrazione. Al suo interno si distinguono:
- Banda I: Chiara, contiene solo i filamenti sottili di actina.
- Banda A: Scura, contiene i filamenti spessi di miosina.
- Zona H: Regione chiara al centro della banda A, dove non c’è sovrapposizione tra actina e miosina.
Il Reticolo Sarcoplasmatico e i Tubuli T
Il reticolo sarcoplasmatico (RS) è un sistema di membrane che circonda le miofibrille e funziona come serbatoio per gli ioni calcio (Ca²⁺). I tubuli trasversi (T) sono invaginazioni del sarcolemma che portano il potenziale d’azione all’interno della fibra. L’insieme di un tubulo T e delle due cisterne terminali del RS adiacenti forma una triade.
Le Proteine del Sarcomero
- Proteine Contrattili:
- Actina: Costituisce i filamenti sottili.
- Miosina: Costituisce i filamenti spessi. Possiede teste globulari, dette ponti trasversali, che sono i “motori” molecolari. Ogni testa ha un sito di legame per l’actina e un sito ATPasico (dove avviene l’idrolisi dell’ATP).
- Proteine Regolatrici (sui filamenti sottili):
- Tropomiosina: A riposo, copre i siti di legame per la miosina sull’actina.
- Troponina: Complesso di tre proteine che, legando il calcio, causa uno spostamento della tropomiosina, scoprendo i siti di legame.
La Contrazione: Teoria dello Scorrimento dei Filamenti
Il muscolo si contrae perché i filamenti sottili di actina scorrono su quelli spessi di miosina, facendo avvicinare le linee Z. Le bande I e le zone H si accorciano, mentre la banda A mantiene la sua lunghezza.
Il Ciclo dei Ponti Trasversali
- Aggancio: In presenza di Ca²⁺, la testa di miosina (carica di energia) si lega all’actina.
- Colpo di forza: Il rilascio di ADP e Pi fa ruotare la testa, trascinando il filamento di actina. Questa è la fase di produzione di forza.
- Distacco: Una nuova molecola di ATP si lega alla miosina, provocandone il distacco dall’actina.
- Energizzazione: L’ATP viene idrolizzato in ADP + Pi, riarmando la testa di miosina. Il ciclo ricomincia se il Ca²⁺ è ancora presente.
Dallo Stimolo Nervoso alla Contrazione: l’Accoppiamento Eccitazione-Contrazione
- Un potenziale d’azione arriva al terminale del motoneurone, causando il rilascio di acetilcolina (ACh) nella giunzione neuromuscolare.
- L’ACh si lega a recettori sulla placca motrice (una regione specializzata del sarcolemma), generando un potenziale di placca che innesca un potenziale d’azione muscolare.
- Il potenziale d’azione si propaga lungo il sarcolemma e giù nei tubuli T.
- Questo segnale elettrico viene “percepito” dai recettori DHPR sui tubuli T, che attivano meccanicamente i recettori RyR sul reticolo sarcoplasmatico, aprendo i canali per il Ca²⁺.
- Il Ca²⁺ fuoriesce massicciamente dal RS nel citosol (rilascio di calcio indotto dal calcio).
- Il Ca²⁺ si lega alla troponina, avviando il ciclo dei ponti trasversali e la contrazione.
- Per il rilassamento, il Ca²⁺ viene pompato attivamente nel RS, la tropomiosina ricopre i siti di legame e la contrazione cessa.
Tipi e Meccanica della Contrazione
- Contrazione Isometrica: La tensione muscolare aumenta, ma la lunghezza del muscolo non cambia. Ciò avviene perché il componente contrattile (i sarcomeri) si accorcia, ma allunga il componente elastico passivo (tendini, tessuto connettivo), mantenendo la lunghezza totale.
- Contrazione Isotónica: Il muscolo si accorcia (concentrica) o si allunga (eccentrica) mentre la tensione rimane costante.
Regolazione della Forza
La forza generata da un muscolo può essere modulata in due modi:
- Reclutamento delle Unità Motorie: Attivando un numero crescente di unità motorie.
- Frequenza di Stimolazione: Aumentando la frequenza degli stimoli, le contrazioni si sommano, producendo prima il fenomeno della scala e poi il tetano, una contrazione sostenuta e massimale.
Relazioni Fondamentali
- Curva Tensione-Lunghezza: La forza che un muscolo può generare dipende dalla sua lunghezza iniziale. Esiste una lunghezza ottimale in cui il numero di ponti trasversali che si possono formare è massimo.
- Curva Carico-Velocità: All’aumentare del carico da spostare, la velocità di accorciamento del muscolo diminuisce.
Tipi di Fibre Muscolari Scheletriche
Le fibre muscolari si classificano in base alla velocità di contrazione e al metabolismo energetico:
- Fibre Lente Ossidative (Tipo I): A contrazione lenta, molto resistenti alla fatica. Ricche di mitocondri e mioglobina (colore rosso). Utilizzano il metabolismo aerobico. Ideali per attività di endurance.
- Fibre Rapide Glicolitiche (Tipo IIb/x): A contrazione rapida, si affaticano facilmente. Utilizzano prevalentemente la glicolisi anaerobica (colore bianco). Ideali per scatti e sollevamento pesi.
- Fibre Rapide Ossidative (Tipo IIa): Caratteristiche intermedie. Contrazione rapida ma con una buona resistenza, grazie a un metabolismo misto.
Recettori Muscolari e Controllo Motorio
- Fusi Neuromuscolari: Disposti in parallelo con le fibre muscolari extrafusali, rilevano le variazioni di lunghezza del muscolo. Sono fondamentali per il riflesso miotatico (da stiramento). I motoneuroni gamma regolano la loro sensibilità, contraendo le fibre intrafusali.
- Organi Tendinei del Golgi: Disposti in serie con le fibre muscolari, nei tendini. Rilevano la tensione generata dalla contrazione. Sono responsabili del riflesso miotatico inverso, che inibisce il muscolo per prevenire danni da tensione eccessiva.
Cenni su Muscolo Cardiaco e Liscio
Muscolo Cardiaco
Simile allo scheletrico per le striature, ma le sue cellule sono collegate da dischi intercalari che permettono la sincronizzazione. È autoritmico: cellule specializzate (cellule pacemaker) generano autonomamente i potenziali d’azione che innescano il battito (attività miogena). I potenziali d’azione sono molto lunghi, impedendo la sommazione e il tetano.
Muscolo Liscio
Privo di striature, i suoi filamenti non sono organizzati in sarcomeri ma ancorati a corpi densi. La contrazione è lenta e sostenuta, ideale per funzioni come il controllo del diametro vasale o la peristalsi.
- Meccanismo di Contrazione: L’innesco è più complesso. Il Ca²⁺ si lega alla calmodulina, che attiva un enzima (MLCK) che fosforila le teste di miosina, permettendo loro di legarsi all’actina.
- Tipi:
- Muscolatura Liscia Unitaria: Cellule collegate da gap junction; si contraggono insieme come un’unica unità (es. utero, intestino).
- Muscolatura Liscia Multiunitaria: Cellule isolate e innervate singolarmente; permettono un controllo fine (es. muscolo irideo).
Certamente. Ecco una riformulazione chiara e strutturata del testo sulla fisiologia cardiaca, mantenendo tutti i concetti ma organizzandoli in un flusso logico e discorsivo.
Il Cuore: Elettrofisiologia e Ciclo Cardiaco
Le Valvole Cardiache: Custodi del Flusso Unidirezionale
Il cuore possiede quattro valvole che assicurano il flusso del sangue nella giusta direzione, aprendosi e chiudendosi passivamente in risposta alle differenze di pressione.
- Valvole Atrioventricolari (AV): Si trovano tra atri
e ventricoli.
- Valvola Tricuspide: A destra, con tre lembi (cuspidi).
- Valvola Bicuspide (o Mitrale): A sinistra, con due lembi.
- Funzione: Si aprono quando la pressione atriale supera quella ventricolare, permettendo il riempimento ventricolare. Si chiudono con la contrazione ventricolare, impedendo il reflusso negli atri. La loro chiusura produce il primo tono cardiaco (“LUB”).
- Valvole Semilunari: Si trovano all’uscita dei
ventricoli.
- Valvola Polmonare: Tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare.
- Valvola Aortica: Tra il ventricolo sinistro e l’aorta.
- Funzione: Si aprono quando la pressione ventricolare supera quella arteriosa, permettendo l’eiezione del sangue. Si chiudono quando i ventricoli si rilassano, impedendo il reflusso. La loro chiusura produce il secondo tono cardiaco (“DUB”).
L’Autoritmicità: Il Battito Intrinseco del Cuore
Il cuore possiede la straordinaria capacità di generare autonomamente il proprio ritmo, nota come autoritmicità. Questo è possibile grazie a cellule specializzate:
- Cellule Pacemaker (Segnapassi): Generano
spontaneamente i potenziali d’azione che innescano il battito. I
principali sono:
- Nodo Senoatriale (SA): Nell’atrio destro, è il pacemaker primario che imposta il ritmo naturale del cuore.
- Nodo Atrioventricolare (AV): Vicino alla valvola tricuspide, riceve l’impulso dal nodo SA.
- Sistema di Conduzione: Una rete di fibre che diffonde rapidamente l’impulso attraverso tutto il cuore. Include il Fascio di His, le branche destra e sinistra e le fibre del Purkinje.
Il Percorso dell’Impulso Elettrico:
- L’impulso nasce nel nodo SA e si diffonde attraverso gli atri, causandone la contrazione.
- Raggiunge il nodo AV, dove subisce un ritardo fisiologico (~0.1 secondi), fondamentale per permettere il completo riempimento dei ventricoli prima della loro contrazione.
- Procede lungo il Fascio di His e le sue branche.
- Viene trasmesso rapidamente alle fibre del Purkinje, che fanno contrarre i ventricoli dal basso verso l’alto, spremendo efficacemente il sangue verso le arterie.
L’Elettrofisiologia del Battito Cardiaco
Potenziale d’Azione delle Cellule Pacemaker:
A differenza dei neuroni, le cellule del nodo SA non hanno un potenziale di membrana stabile. Dopo un potenziale d’azione, subiscono una depolarizzazione di pacemaker (o “lenta”) che le porta gradualmente verso la soglia. Questo è dovuto all’apertura di:
- Canali “Funny”: Permeabili al Na⁺, si aprono dopo la ripolarizzazione, avviando la depolarizzazione lenta.
- Canali per il Calcio di tipo T (Transienti): Si aprono a depolarizzazioni lievi, accelerando la salita verso la soglia.
- Canali per il Calcio di tipo L (Lunghi): Si aprono al raggiungimento della soglia, causando la rapida depolarizzazione (fase ascendente). La successiva apertura dei canali per il K⁺ causa la ripolarizzazione, e il ciclo ricomincia.
Potenziale d’Azione delle Cellule Contrattili (Miocardio): Queste cellule hanno un potenziale di riposo stabile e richiedono uno stimolo esterno (dai pacemaker) per depolarizzarsi. La loro forma è unica:
- Fase 0 (Depolarizzazione Rapida): Apertura dei canali veloci per il Na⁺.
- Fase 1 (Ripolarizzazione Iniziale): Inattivazione dei canali del Na⁺.
- Fase 2 (Plateau): Caratteristica distintiva. Apertura dei canali lenti per il Ca²⁺ (tipo L), che bilancia l’uscita di K⁺, mantenendo la depolarizzazione. Questa fase prolungata è cruciale per il periodo refrattario assoluto, che previene il tetano.
- Fase 3 (Ripolarizzazione Rapida): Chiusura dei canali del Ca²⁺ e aumento dell’uscita di K⁺.
- Fase 4 (Potenziale di Riposo): La cellula è a riposo.
L’Elettrocardiogramma (ECG)
L’ECG è la registrazione dell’attività elettrica collettiva del cuore dall’esterno del corpo.
- Onda P: Rappresenta la depolarizzazione atriale.
- Complesso QRS: Rappresenta la depolarizzazione ventricolare (maschera la ripolarizzazione atriale).
- Onda T: Rappresenta la ripolarizzazione ventricolare.
- Tratto ST e Intervallo QT: Sono segmenti clinicamente importanti che rappresentano, rispettivamente, il plateau dei ventricoli e la durata totale dell’attività elettrica ventricolare.
Il Ciclo Cardiaco: Eventi Meccanici di un Singolo Battito
Il ciclo cardiaco descrive le fasi di contrazione (sistole) e rilassamento (diastole) che spingono il sangue.
- Riempimento Ventricolare (Diastole): Le valvole AV sono aperte, il sangue fluisce passivamente dagli atri ai ventricoli. Alla fine, la contrazione atriale spinge l’ultimo volume di sangue (volume telediastolico, EDV).
- Contrazione Isovolumetrica (Inizio Sistole): I ventricoli iniziano a contrarsi. La pressione sale, superando quella atriale e chiudendo le valvole AV. Tutte le valvole sono chiuse, il volume è costante e la pressione sale rapidamente.
- Eiezione Ventricolare (Sistole): La pressione ventricolare supera quella arteriosa, aprendo le valvole semilunari. Il sangue viene espulso. La quantità espulsa è il volume di eiezione (SV), che è la differenza tra EDV e il volume rimanente a fine sistole (volume telesistolico, ESV).
- Rilasciamento Isovolumetrico (Inizio Diastole): I ventricoli si rilassano. La pressione cala, le valvole semilunari si chiudono. Tutte le valvole sono di nuovo chiuse finché la pressione ventricolare non scende sotto quella atriale, riaprendo le valvole AV e ricominciando il ciclo.
Regolazione della Gittata Cardiaca
La gittata cardiaca è il volume di sangue pompato da un ventricolo in un minuto (Gittata = Frequenza Cardiaca x Volume di Eiezione).
- Controllo Estrinseco (Nervoso e Ormonale):
- Sistema Simpatico: Rilascia noradrenalina, che legandosi ai recettori β₁-adrenergici, aumenta la frequenza cardiaca (effetto cronotropo positivo) e la forza di contrazione (effetto inotropo positivo).
- Sistema Parasimpatico (Vago): Rilascia acetilcolina, che legandosi ai recettori muscarinici, diminuisce la frequenza cardiaca.
- Controllo Intrinseco (Autoregolazione del Cuore):
- Legge di Frank-Starling: Il cuore pompa automaticamente la stessa quantità di sangue che riceve. Un aumento del ritorno venoso “stira” le fibre miocardiche (precarico), che rispondono contraendosi con più forza, aumentando così il volume di eiezione. Questo meccanismo assicura che i due ventricoli pompino sempre lo stesso volume.
- Altri Fattori:
- Postcarico: È la pressione contro cui il ventricolo deve pompare (es. pressione aortica). Un postcarico elevato può ridurre il volume di eiezione.
- Frazione di Eiezione: È il rapporto (SV/EDV) ed è un importante indice della funzione di pompa cardiaca.
Il Sistema Cardiovascolare: Vasi Sanguigni, Flusso e Pressione
Questo capitolo esplora come il sangue scorre attraverso i vasi, le forze che lo governano e come l’organismo regola finemente la pressione arteriosa.
1. Emodinamica: I Principi del Flusso Sanguigno
L’emodinamica studia le leggi fisiche che regolano il flusso del sangue. Un concetto fondamentale è la Resistenza Vascolare, l’ostacolo che il sangue incontra scorrendo nei vasi. Dipende da:
- Raggio del Vaso: È il fattore più
importante. La resistenza è inversamente proporzionale alla
quarta potenza del raggio. Piccole variazioni del
raggio causano grandi cambiamenti nella resistenza.
- Vasocostrizione: Riduzione del raggio → Aumento drammatico della resistenza.
- Vasodilatazione: Aumento del raggio → Diminuzione drammatica della resistenza.
- Lunghezza del Vaso e Viscosità del Sangue: Hanno un’influenza minore e sono relativamente costanti nell’organismo.
La Legge di Poiseuille sintetizza matematicamente queste relazioni, descrivendo come il flusso sia direttamente proporzionale alla differenza di pressione e alla quarta potenza del raggio, e inversamente proporzionale alla lunghezza del vaso e alla viscosità.
2. Pressione e Compliance nel Sistema Vascolare
- Compliance: È la capacità di un vaso di espandersi e accogliere sangue quando la pressione aumenta (come un palloncino). Le vene sono molto più complianti delle arterie. Questa proprietà permette alle arterie di immagazzinare energia durante la sistole (pompa cardiaca) e rilasciarla durante la diastole, mantenendo un flusso continuo (pressione diastolica).
- Pressione Arteriosa: È la forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie. Fluttua tra un massimo (pressione sistolica) e un minimo (pressione diastolica). La pressione arteriosa media (MAP) è la pressione media durante l’intero ciclo cardiaco ed è la forza trainante che spinge il sangue verso i tessuti.
3. Tipi di Flusso e Caratteristiche dei Vasi
Flusso Laminare: Il sangue scorre in “lamine” concentriche, con lo strato più esterno a contatto con la parete vasale che è quasi fermo e lo strato centrale che si muove più velocemente. È il flusso ideale ed efficiente.
Flusso Turbolento: Il sangue forma vortici e diventa rumoroso. Si verifica quando:
- La velocità del sangue è molto alta (es. durante l’eiezione rapida).
- C’è una stenosi (restringimento patologico di un vaso).
- La viscosità del sangue diminuisce (es. nell’anemia). Il Numero di Reynolds è un valore che predice quando il flusso diventa turbolento.
Arteriole: I Regolatori Capillari Le arteriole sono i vasi con la maggiore resistenza nel sistema. Regolando attivamente il loro diametro (vasocostrizione/dilatazione), controllano la distribuzione del sangue ai vari letti capillari e la pressione arteriosa sistemica.
Effetto Fåhraeus-Lindqvist: Nei vasi molto piccoli (<300 μm), la viscosità del sangue apparente diminuisce. Questo perché gli eritrociti tendono a concentrarsi al centro del flusso, riducendo l’attrito con la parete e facilitando il passaggio nei capillari.
4. Il Ritorno Venoso e il Sistema Linfatico
Il sangue deve ritornare al cuore attraverso le vene a bassa pressione. Questo ritorno venoso è favorito da:
Pompa Muscolare Scheletrica: La contrazione dei muscoli comprime le vene. Le valvole venose unidirezionali impediscono il reflusso, spingendo il sangue verso il cuore.
Pompa Respiratoria: L’inspirazione abbassa la pressione nel torace e aumenta quella nell’addome, creando un gradiente che “aspira” il sangue verso il cuore.
Tonovenomotorio: La lieve contrazione della muscolatura liscia delle vene (stimolata dal sistema simpatico) riduce la compliance venosa, aumentando la pressione e spingendo più sangue verso il cuore.
Sistema Linfatico: Il Sistema di Drenaggio È una rete di vasi che drena il liquido in eccesso (circa il 10%) che filtra dai capillari e non rientra in essi. Questo fluido, chiamato linfa, viene filtrato dai linfonodi (dove batteri e detriti vengono rimossi) e poi restituito al sangue attraverso le vene succlavie. Previene l’edema (gonfiore dei tessuti).
5. Regolazione della Pressione Arteriosa Media (MAP)
La pressione arteriosa media è regolta con precisione per garantire un adeguato flusso sanguigno a tutti gli organi. Dipende dalla Gittata Cardiaca (Frequenza Cardiaca x Volume di Eiezione) e dalla Resistenza Periferica Totale.
Il controllo avviene attraverso meccanismi rapidi (nervosi) e lenti (ormonali).
A. Controllo Nervoso Rapido: Il Riflesso Barocettivo
È il principale meccanismo di regolazione a breve termine.
- Barocettori: Sono sensori di stiramento situati nell’arco aortico e nel seno carotideo. Rilevano le variazioni di pressione.
- Meccanismo a Feedback Negativo:
- Se la pressione SCENDE → I barocettori sono meno stimolati → Il sistema nervoso centrale aumenta l’attività simpatica e riduce quella parasimpatica → Conseguenze: Aumento della frequenza cardiaca, della contrattilità e vasocostrizione → La pressione SI ALZA verso il valore normale.
- Se la pressione SALE → Il meccanismo opposto si innesca per abbassarla.
B. Controllo Ormonale
Gli ormoni integrano e potenziano la risposta del sistema nervoso.
- Adrenalina/Noradrenalina: Rilasciate dal surrene in situazioni di stress, aumentano la gittata cardiaca e causano vasocostrizione.
- Sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone (RAAS): Un sistema potente e a lunga durata. Una caduta di pressione stimola il rilascio di renina, innescando una cascata che produce angiotensina II (un vasocostrittore molto potente) e aldosterone (che trattiene sodio e acqua, aumentando il volume ematico).
- Vasopressina (ADH): Ormone che, ad alte concentrazioni, causa vasocostrizione e, regolando il riassorbimento di acqua nei reni, aiuta a mantenere il volume ematico.
Certamente. Ecco una riformulazione chiara e strutturata del testo sul sangue e sulla ventilazione polmonare.
Il Sangue: Composizione e Funzioni
Il sangue è un tessuto connettivo fluido composto da due componenti principali:
- Elementi Corpuscolati (Ematocrito): La parte cellulare, che include globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
- Plasma: La parte liquida, una soluzione acquosa che trasporta nutrienti, ormoni, prodotti di scarto, gas e proteine.
L’ematocrito è la percentuale del volume sanguigno occupata dagli elementi corpuscolati, misurata tramite centrifugazione.
Il Plasma e le sue Proteine
Il plasma è ricco di proteine, suddivise in tre classi:
- Albumine: Le più abbondanti, prodotte dal fegato. Sono cruciali per mantenere la pressione oncotica, che richiama liquidi dai tessuti verso i capillari.
- Globuline: Un gruppo eterogeneo che include anticorpi (immunoglobuline) e proteine per il trasporto di lipidi e ormoni.
- Fibrinogeno: La proteina chiave per la formazione dei coaguli di sangue. Il siero è plasma privato del fibrinogeno e di altri fattori della coagulazione.
Eritrociti (Globuli Rossi)
Sono le cellule più numerose del sangue, specializzate nel trasporto di ossigeno.
- Caratteristiche: Privi di nucleo e organelli, hanno una forma a disco biconcavo che massimizza la superficie per gli scambi gassosi. La loro flessibilità è data dalla spectrina.
- Emoglobina: La proteina contenuta negli eritrociti. È composta da quattro subunità, ciascuna con un gruppo eme che lega un atomo di ferro, capace di trasportare una molecola di ossigeno (O₂). Ogni molecola di emoglobina può quindi legare fino a quattro molecole di O₂.
- Eritropoiesi: La produzione di eritrociti, che avviene nel midollo osseo a partire da cellule staminali emopoietiche. Questo processo, della durata di circa 7 giorni, è stimolato dall’eritropoietina (EPO) e richiede ferro, vitamina B₁₂ e acido folico.
- Ciclo Vitale: Gli eritrociti vivono circa 120 giorni, per poi essere rimossi dalla milza in un processo chiamato emocateresi.
Leucociti (Globuli Bianchi)
Sono le cellule del sistema immunitario, nucleate e dotate di tutte le funzioni cellulari. Si dividono in:
- Granulociti (con granuli citoplasmatici):
- Neutrofili: I fagociti più abbondanti; sono i primi a rispondere alle infezioni.
- Eosinofili: Combattono i parassiti di grandi dimensioni e sono coinvolti nelle reazioni allergiche.
- Basofili: Rilasciano istamina ed eparina, mediando le risposte infiammatorie e allergiche.
- Agranulociti (senza granuli specifici):
- Monociti: Si differenziano in macrofagi, potenti cellule fagocitiche che risiedono nei tessuti.
- Linfociti: Include i linfociti B (producono anticorpi), i linfociti T (immunità cellulo-mediata) e le cellule Natural Killer (NK) (uccidono cellule infette e tumorali).
Piastrine ed Emostasi
Le piastrine sono frammenti cellulari derivati dai megacariociti del midollo osseo, fondamentali per l’emostasi (arresto della emorragia).
- Vasocostrizione: Il danno vascolare provoca una contrazione immediata della muscolatura liscia del vaso per ridurre il flusso sanguigno.
- Formazione del Tappo Piastrinico: Le piastrine aderiscono al collagene esposto tramite il Fattore di von Willebrand, si attivano e rilasciano sostanze (come ADP e serotonina) che richiamano altre piastrine, formando un aggregato (tappo).
- Coagulazione: È una cascata enzimatica che coinvolge numerosi fattori della coagulazione. Il risultato finale è la conversione della protrombina in trombina, che trasforma il fibrinogeno solubile in fibrina insolubile. La fibrina forma una rete che stabilizza il tappo piastrinico, formando il coagulo.
- Controllo e Fibrinolisi: Il processo è localizzato da anticoagulanti naturali (es. Proteina C). Una volta guarito il danno, il coagulo viene dissolto dalla plasmina.
Il Sistema Respiratorio: La Ventilazione Polmonare
La ventilazione polmonare è il movimento meccanico dell’aria dentro e fuori dai polmoni. È il primo passo della respirazione esterna, che comprende anche lo scambio di gas a livello polmonare, il loro trasporto nel sangue e lo scambio a livello tissutale.
Anatomia Funzionale delle Vie Aeree
Le vie aeree sono suddivise in due zone funzionali:
- Zona di Conduzione: Dalle cavità nasali ai
bronchioli terminali. La sua funzione è condizionare
l’aria (riscaldandola, umidificandola e filtrandola) e condurla alla
zona respiratoria. Non avvengono scambi gassosi, per cui è definita
spazio morto anatomico. Comprende:
- Laringe: Contiene le corde vocali. L’epiglottide chiude la glottide durante la deglutizione per impedire l’ingresso di cibo.
- Trachea e Bronchi: Sono mantenuti pervi da anelli di cartilagine.
- Pulizia delle Vie Aeree: Le cellule caliciformi secernono muco che intrappola le impurità, mentre le cellule ciliate muovono il muco verso la faringe per essere eliminato (scalata muco-ciliare).
- Zona Respiratoria: Dai bronchioli
respiratori agli alveoli. È il sito degli
scambi gassosi.
- Alveoli: Piccole sacche avvolte da una fitta rete
di capillari. La loro parete è formata da:
- Pneumociti di Tipo I: Sottili cellule per gli scambi gassosi.
- Pneumociti di Tipo II: Secernono surfattante, una sostanza che riduce la tensione superficiale e previene il collasso alveolare.
- Membrana Respiratoria: La sottile barriera (parete alveolare + parete capillare) attraverso cui diffondono O₂ e CO₂.
- Macrofagi Alveolari: Fagocitano corpi estranei che raggiungono gli alveoli.
- Alveoli: Piccole sacche avvolte da una fitta rete
di capillari. La loro parete è formata da:
La Meccanica della Ventilazione
La ventilazione è guidata dalle differenze di pressione, secondo la Legge di Boyle: a temperatura costante, la pressione di un gas è inversamente proporzionale al volume che occupa.
- Pressioni Chiave:
- Pressione Intra-Alveolare: Pressione dell’aria dentro gli alveoli.
- Pressione Intrapleurica: Pressione nello spazio intrapleurico (tra la pleura viscerale che ricopre il polmone e la pleura parietale che riveste la cavità toracica). È sempre negativa (sub-atmosferica), il che mantiene i polmoni adesi alla parete toracica.
- Pressione Transpolmonare: Differenza tra pressione alveolare e intrapleurica. È la forza che mantiene i polmoni espansi.
- Inspirazione (Fase Attiva):
- I muscoli inspiratori (principalmente il diaframma e gli intercostali esterni) si contraggono.
- Ciò aumenta il volume della cavità toracica.
- La pressione intrapleurica diventa più negativa e i polmoni si espandono.
- La pressione intra-alveolare scende sotto quella atmosferica.
- L’aria fluisce dentro i polmoni.
- Espirazione a Riposo (Fase Passiva):
- I muscoli inspiratori si rilassano.
- La gabbia toracica e i polmoni, elastici, ritornano alla loro posizione di riposo.
- Il volume toracico diminuisce.
- La pressione intra-alveolare sale sopra quella atmosferica.
- L’aria fluisce fuori dai polmoni.
L’espirazione forzata (es. durante l’esercizio) è attiva e coinvolge muscoli come gli intercostali interni e gli addominali.
Legge dei Gas Ideali
La Legge dei Gas Ideali descrive la relazione tra pressione (P), volume (V), temperatura (T) e numero di moli (n) di un gas ideale con la formula:
PV = nRT
Dove: * R è una costante universale dei gas.
Spiegazione dei Termini e Relazioni
In fisiologia respiratoria, la temperatura (T) e la quantità di gas (n) sono spesso considerate costanti. In questo caso, la legge spiega la relazione fondamentale tra Pressione e Volume:
- Se il Volume Aumenta, la Pressione Diminuisce (e
viceversa).
- Esempio nell’Inspirazione: Quando i muscoli inspiratori si contraggono, espandono la gabbia toracica e i polmoni (aumentano il volume). Questo aumento di volume causa una diminuzione della pressione all’interno degli alveoli, creando un gradiente che richiama aria dall’esterno.
- Se il Volume Diminuisce, la Pressione Aumenta.
- Esempio nell’Espirazione: Quando i polmoni si comprimono (diminuisce il volume), la pressione alveolare sale sopra quella atmosferica, spingendo l’aria verso l’esterno.
In sintesi, questa legge è il principio fisico fondamentale che regola il flusso d’aria nei polmoni, guidato dalle variazioni di pressione create dai cambiamenti di volume.
Fisiologia della Ventilazione Polmonare
1. Principi Fondamentali del Flusso d’Aria
Il flusso d’aria nei polmoni è un flusso di volume, la cui velocità è governata da due fattori fondamentali, analogamente al flusso elettrico (Legge di Ohm): Flusso = Gradiente di Pressione / Resistenza.
- Gradiente di Pressione: Differenza di pressione tra l’atmosfera e gli alveoli.
- Resistenza: Opposizione al flusso offerta dalle vie aeree.
Ciclo Respiratorio:
- Prima dell’inspirazione: Pressione alveolare = Pressione atmosferica (0 mmHg di differenza), flusso zero.
- Durante l’inspirazione: L’espansione dei polmoni riduce la pressione alveolare, creando un gradiente negativo. L’aria fluisce verso l’interno, riempiendo gli alveoli e riportando gradualmente la pressione alveolare a quella atmosferica.
- Durante l’espirazione: Il collasso elastico dei polmoni aumenta la pressione alveolare sopra quella atmosferica. L’aria fluisce verso l’esterno finché le pressioni non si eguagliano nuovamente.
2. Fattori che Influenzano la Ventilazione
La ventilazione polmonare è determinata non solo dal gradiente di pressione, ma anche da due proprietà meccaniche cruciali: la Compliance e la Resistenza.
A. Compliance Polmonare
La compliance è la “distensibilità” dei polmoni. È definita come la variazione di volume polmonare per una data variazione della pressione transpolmonare. Una compliance alta significa che i polmoni si espandono facilmente.
Dipende da:
- Elasticità del tessuto polmonare: Le fibre elastiche si oppongono all’allungamento.
- Tensione Superficiale: All’interno degli alveoli, uno strato di liquido crea una forza di tensione superficiale che tende a far collassare gli alveoli, opponendosi all’espansione. Questa è la componente più rilevante.
Il Surfattante (Sostanza Tensioattiva)
Secreto dalle cellule alveolari di tipo II, il surfattante è una sostanza simile a un detergente che: * Riduce la tensione superficiale interferendo con i legami tra le molecole d’acqua. * Aumenta la compliance polmonare, rendendo l’espansione degli alveoli più facile. * Diminuisce il lavoro respiratorio.
B. Legge di Laplace e la sua Importanza
Questa legge spiega la relazione tra pressione (P), tensione superficiale (T) e raggio (r) in una bolla sferica come un alveolo: P = 2T / r.
- Significato fisiologico: In un alveolo piccolo (r piccolo), la pressione che tende a farlo collassare sarebbe maggiore se la tensione superficiale (T) fosse costante. Il surfattante risolve questo problema: quando l’alveolo si restringe, le molecole di surfattante si concentrano, riducendo la T in modo proporzionale. Questo stabilizza gli alveoli di diverse dimensioni, prevenendo il collasso di quelli più piccoli.
C. Resistenza delle Vie Aeree
È l’ostacolo al flusso d’aria attraverso i bronchi e i bronchioli. Il fattore più importante che la influenza è il raggio delle vie aeree (la resistenza è inversamente proporzionale alla quarta potenza del raggio).
Fattori che influenzano la resistenza:
- Forze Passive: Durante l’inspirazione, la pressione transpolmonare distende le vie aeree, riducendo la resistenza. Durante l’espirazione, il contrario avviene, aumentando la resistenza.
- Tonaco della Muscolatura Liscia Bronchiale:
- Sistema Nervoso Simpatico: Rilassa la muscolatura, causando broncodilatazione (aumento del raggio, diminuzione della resistenza).
- Sistema Nervoso Parasimpatico: Contrae la muscolatura, causando broncocostrizione (diminuzione del raggio, aumento della resistenza).
- Secrezione di Muco: L’accumulo di muco ostruisce le vie aeree, aumentando la resistenza.
3. Misurazione della Ventilazione: Volumi e Capacità Polmonari
La Spirometria è la tecnica utilizzata per misurare i volumi d’aria mobilizzati durante la respirazione.
Volumi Polmonari (non sovrapponibili):
- Volume Corrente (VC): Volume d’aria inspirato o espirato in un respiro tranquillo.
- Volume di Riserva Inspiratoria (VRI): Volume aggiuntivo che può essere inspirato dopo un’inspirazione normale.
- Volume di Riserva Espiratoria (VRE): Volume aggiuntivo che può essere espirato dopo un’espirazione normale.
- Volume Residuo (VR): Volume d’aria che rimane nei polmoni dopo un’espirazione massimale (non può essere misurato con la spirometria semplice).
Capacità Polmonari (somma di due o più volumi):
- Capacità Inspiratoria (CI): Volume massimo inspirabile dopo un’espirazione tranquilla. (CI = VC + VRI).
- Capacità Vitale (CV): Volume massimo espirabile dopo un’inspirazione massimale. (CV = VC + VRI + VRE).
- Capacità Funzionale Residua (CFR): Volume d’aria rimanente nei polmoni dopo un’espirazione tranquilla. (CFR = VRE + VR).
- Capacità Polmonare Totale (CPT): Volume totale d’aria nei polmoni dopo un’inspirazione massimale. (CPT = VC + VRI + VRE + VR).
4. Ventilazione e Spazio Morto
- Ventilazione Minuta (VM): Volume totale d’aria movimentato in un minuto. Si calcola come: VM = Volume Corrente × Frequenza Respiratoria.
- Spazio Morto Anatomico: Volume delle vie aeree di conduzione (dalla trachea ai bronchioli) dove non avvengono scambi gassosi.
- Spazio Morto Fisiologico: Comprende lo spazio morto anatomico più il volume degli alveoli che, per qualsiasi motivo (es. alterazioni patologiche), non partecipano agli scambi gassosi. In condizioni normali, Spazio Morto Fisiologico > Spazio Morto Anatomico.
- Ventilazione Alveolare (VA): È la misura più significativa, poiché rappresenta il volume di aria fresca che raggiunge effettivamente gli alveoli ogni minuto per gli scambi gassosi. Si calcola come: VA = (Volume Corrente - Spazio Morto) × Frequenza Respiratoria.
Scambio dei Gas e Regolazione del Respiro
1. Il Quoziente Respiratorio (QR)
Il Quoziente Respiratorio è un indice metabolico che rappresenta il rapporto tra il volume di anidride carbonica prodotta dall’organismo e il volume di ossigeno consumato. Formula: QR = CO₂ prodotta / O₂ consumata
2. La Circolazione Polmonare e lo Scambio dei Gas
Il percorso del sangue tra cuore e polmoni per ossigenarsi e rimuovere anidride carbonica è così riassunto:
- Ventilazione: L’aria fresca, ricca di O₂, entra negli alveoli; l’aria viziata, ricca di CO₂, li lascia.
- Sangue Deossigenato al Cuore: Il sangue povero di O₂ e ricco di CO₂ ritorna all’atrio destro del cuore attraverso le vene sistemiche.
- Pompaggio ai Polmoni: Il ventricolo destro pompa questo sangue verso i polmoni tramite le arterie polmonari.
- Scambio nei Polmoni: Nei capillari
polmonari, che avvolgono gli alveoli, avviene lo scambio
gassoso per diffusione:
- Ossigeno diffonde dagli alveoli al sangue.
- Anidride carbonica diffonde dal sangue agli alveoli.
- Sangue Ossigenato Ritorna al Cuore: Il sangue, ora ricco di O₂, torna all’atrio sinistro del cuore attraverso le vene polmonari.
- Distribuzione al Corpo: Il ventricolo sinistro pompa il sangue ossigenato in tutto il corpo attraverso le arterie sistemiche.
- Scambio con i Tessuti: Nei capillari sistemici, l’O₂ diffonde dal sangue alle cellule, mentre la CO₂ diffonde dalle cellule al sangue.
- Ritorno: Il sangue, nuovamente deossigenato, inizia il ciclo tornando all’atrio destro.
La Membrana Respiratoria
È la barriera sottilissima attraverso cui avviene la diffusione negli alveoli. La sua struttura, estesa e sottile, massimizza la velocità di scambio. È composta da:
- Cellule epiteliali alveolari di tipo I.
- Cellule endoteliali capillari.
- Le lamine basali fuse di questi due strati.
3. Le Leggi dei Gas e lo Scambio
A. Legge di Dalton (delle Pressioni Parziali)
In una miscela di gas, la Pressione Parziale di un singolo gas è la pressione che esso eserciterebbe se occupasse da solo l’intero volume. La pressione totale della miscela è la somma di tutte le pressioni parziali.
La pressione parziale di un gas (es. O₂) dipende da:
- La sua concentrazione frazionaria (percentuale) nella miscela.
- La pressione totale della miscela gassosa.
Esempio: Poiché l’aria è circa il 21% di ossigeno, la sua pressione parziale (PO₂) a livello del mare è: 760 mmHg × 0.21 = 160 mmHg.
B. Legge di Henry e la Solubilità dei Gas
La Legge di Henry stabilisce che la quantità di un gas che si scioglie in un liquido (es. il sangue) è direttamente proporzionale alla sua pressione parziale.
La Solubilità di un gas (quanto facilmente si scioglie) dipende da: * La pressione parziale del gas a contatto con il liquido. * La temperatura. * Le proprietà chimiche specifiche del gas e del liquido (es. la CO₂ è molto più solubile nel sangue dell’O₂).
In Sintesi per lo Scambio Gassoso:
Il gradiente di pressione parziale per O₂ e CO₂ tra aria alveolare e sangue (Legge di Dalton) è la forza trainante che determina la loro diffusione attraverso la membrana respiratoria. La quantità di gas che si dissolve nel sangue per essere trasportata è governata dalla Legge di Henry.
Scambio dei Gas, Trasporto e Controllo del Respiro
1. Scambi Gassosi negli Alveoli
Il processo di scambio dei gas negli alveoli polmonari segue una semplice logica di diffusione:
- Il sangue deossigenato (ricco di CO₂) raggiunge i capillari polmonari.
- I gas si muovono secondo i loro gradienti di pressione
parziale:
- Ossigeno (O₂): Diffonde dagli alveoli (dove la P_O₂ è alta) al sangue (dove la P_O₂ è bassa).
- Anidride carbonica (CO₂): Diffonde dal sangue (dove la P_CO₂ è alta) agli alveoli (dove la P_CO₂ è bassa).
- Il processo continua finché non si raggiunge l’equilibrio tra l’aria alveolare e il sangue.
L’efficienza di questo scambio dipende criticamente dallo spessore della membrana respiratoria. Una membrana sottile permette una diffusione rapida, mentre un suo ispessimento (come in alcune patologie) ostacola gravemente il passaggio dei gas.
Sangue Venoso Misto: È il sangue presente nell’arteria polmonare. Si definisce “venoso misto” perché rappresenta il sangue deossigenato che, proveniente da tutti i distretti corporei, si è mescolato nell’atrio destro prima di essere pompato verso i polmoni.
Fattori che Influenzano le Pressioni Alveolari:
- Pressione parziale di O₂ e CO₂ nell’aria inspirata.
- Ventilazione alveolare al minuto (quantità di aria fresca che raggiunge gli alveoli).
- Tasso metabolico dei tessuti (velocità con cui consumano O₂ e producono CO₂).
2. Terminologia Clinica e Fisiologica
- Eupnea: Respirazione normale e regolare.
- Iperpnea: Aumento della ventilazione proporzionale all’aumento del metabolismo tissutale (es. durante l’esercizio fisico).
- Ipoventilazione: Ventilazione inadeguata, che non soddisfa le richieste metaboliche, portando a un accumulo di CO₂ (Ipercapnia).
- Iperventilazione: Ventilazione eccessiva rispetto al metabolismo, che porta a un’eliminazione eccessiva di CO₂ (Ipocapnia).
- Dispnea: Sensazione soggettiva di “fame d’aria” o respirazione difficoltosa.
- Apnea: Arresto temporaneo della respirazione.
- Tachipnea: Respirazione anormalmente rapida e superficiale.
- Ipossia: Carenza di ossigeno a livello dei tessuti.
- Ipossiemia: Carenza di ossigeno nel sangue arterioso.
- Ipercapnia: Eccesso di anidride carbonica nel sangue.
- Ipocapnia: Carenza di anidride carbonica nel sangue.
- Apneusi: Pattern respiratorio irregolare con pause inspiratorie prolungate, indicativo di un danno grave al centro respiratorio cerebrale.
- Gasping: Respiri agonici, profondi e convulsi, che precedono l’arresto respiratorio totale.
3. Trasporto dell’Ossigeno nel Sangue
L’ossigeno viene trasportato nel sangue in due forme principali:
- Legato all’Emoglobina (Hb) (~98.5%): Forma un complesso reversibile chiamato Ossiemoglobina (HbO₂).
- Disciolto nel plasma (~1.5%).
La reazione fondamentale è: Hb + O₂ ⇌ HbO₂
- Nei polmoni (alta P_O₂), la reazione procede verso destra, saturando l’emoglobina.
- Nei tessuti (bassa P_O₂), la reazione procede verso sinistra, rilasciando ossigeno. L’emoglobina che ha ceduto O₂ è chiamata Deossiemoglobina.
La Curva di Dissociazione dell’Emoglobina
Questo grafico a forma di “S” (sigmoide) mostra la relazione tra la pressione parziale di O₂ (\(P_O\)₂) e la percentuale di saturazione dell’emoglobina.
- Cooperatività: Il legame della prima molecola di O₂ facilita il legame delle successive. Questo meccanismo a feedback positivo conferisce alla curva la sua forma caratteristica, che è fondamentale per un caricamento efficiente nei polmoni e un rilascio efficace nei tessuti.
Fattori che Modificano l’Affinità dell’Emoglobina per l’Ossigeno (spostano la curva):
- ↑ Temperatura: Diminuisce l’affinità, favorendo il rilascio di O₂ ai tessuti metabolicamente attivi.
- ↓ pH (Effetto Bohr): Un ambiente più acido (come nei tessuti dove si accumula CO₂ e acido lattico) diminuisce l’affinità, facilitando il rilascio di O₂.
- ↑ P_CO₂ (Effetto carbamminico): La CO₂ si lega direttamente all’emoglobina, stabilizzando la forma deossigenata e promuovendo il rilascio di O₂.
- ↑ 2,3-Difosfoglicerato (2,3-DPG): Un metabolita prodotto dai globuli rossi in condizioni di bassa ossigenazione (es. anemia, alta quota) che diminuisce l’affinità dell’Hb per l’O₂.
- Monossido di Carbonio (CO): È un gas tossico che si lega all’emoglobina con un’affinità ~250 volte superiore a quella dell’O₂, formando carbossiemoglobina e impedendo il trasporto di ossigeno.
4. Trasporto dell’Anidride Carbonica nel Sangue
La CO₂ viene trasportata in tre modi:
- Come ione bicarbonato (HCO₃⁻) (~70%): È la forma principale. La reazione è catalizzata dall’enzima anidrasi carbonica all’interno dei globuli rossi: CO₂ + H₂O ⇌ H₂CO₃ ⇌ H⁺ + HCO₃⁻
- Legata all’emoglobina come Carbamminoemoglobina (~20%).
- Disciolta nel plasma (~10%).
Scambio nei Tessuti (Capillari Sistemici):
La CO₂ prodotta dalle cellule diffonde nel sangue. Negli eritrociti, l’anidrasi carbonica accelera la sua conversione in H⁺ e HCO₃⁻. Lo HCO₃⁻ esce dalla cellula in cambio di Cl⁻ (Scambio dei cloruri o Effetto Hamburger). Lo ione H⁺ viene tamponato dall’emoglobina, che funge da acido debole.
Scambio nei Polmoni (Capillari Polmonari):
Il processo si inverte. L’abbassamento della P_CO₂ nel sangue fa riconvertire HCO₃⁻ e H⁺ in CO₂, che diffonde negli alveoli per essere espirata. Lo HCO₃⁻ rientra negli eritrociti in cambio di Cl⁻.
Effetto Haldane: La deossigenazione dell’emoglobina nei tessuti aumenta la sua capacità di legare e trasportare CO₂. Al contrario, l’ossigenazione nei polmoni favorisce il rilascio di CO₂. Questo effetto sinergizza con l’Effetto Bohr per ottimizzare lo scambio di entrambi i gas.
5. Controllo Nervoso della Respirazione
Architettura del Controllo:
- Muscoli Respiratori: Muscoli scheletrici (es. diaframma, intercostali) controllati da motoneuroni somatici (es. nervo frenico per il diaframma).
- Centri Respiratori Centrali:
- Bulbo (Midollo Allungato):
- Gruppo Respiratorio Dorsale (DRG): Controlla l’inspirazione base.
- Gruppo Respiratorio Ventrale (VRG): Controlla sia l’inspirazione forzata che l’espirazione forzata.
- Ponte:
- Gruppo Respiratorio Pontino (PRG): Modula e affina il ritmo, facilitando la transizione tra inspirazione ed espirazione.
- Bulbo (Midollo Allungato):
- Generatore Centrale di Pattern (CPG): È la rete neurone fondamentale nel bulbo che genera il ritmo respiratorio di base. I modelli per spiegarne il funzionamento includono il modello a rete (interazioni inibitorie tra neuroni) e il modello segnapassi (proprietà intrinseche dei neuroni).
Input Regolatori al Centro Respiratorio:
- Recettori Polmonari:
- Recettori da Stiramento: Attivati dall’espansione polmonare, innescano il Riflesso di Hering-Breuer che termina l’inspirazione, prevenendo un’eccessiva distensione.
- Recettori per Irritanti: Stimolati da sostanze nocive, provocano broncocostrizione, tosse e starnuto.
- Chemocettori:
- Chemocettori Centrali (nel bulbo): Sono i regolatori primari. Sensibili alle variazioni di pH del liquido cerebrospinale, che riflettono principalmente cambiamenti della P_CO₂ arteriosa.
- Chemocettori Periferici (nei corpi carotidei e aortici): Rispondono principalmente a una marcata ipossiemia (bassa P_O₂), ma anche all’aumento della P_CO₂ e alla diminuzione del pH.
- Propriocettori: Da muscoli e articolazioni, forniscono un segnale anticipatorio per aumentare la ventilazione all’inizio dell’attività fisica.
6. Rapporto Ventilazione-Perfusione
È il rapporto critico tra la quantità di aria che raggiunge gli alveoli (ventilazione, V) e la quantità di sangue che li irrora (perfusione, Q). Un equilibrio (V/Q ≈ 1) è essenziale per uno scambio gassoso efficiente.
- Effetto della Gravità: In posizione eretta, sia la ventilazione che la perfusione sono maggiori alle basi dei polmoni, ma la perfusione aumenta più della ventilazione, creando un leggero squilibrio fisiologico.
- Vasocostrizione Ipossica: Meccanismo di autoregolazione fondamentale. Se un alveolo è poco ventilato (bassa P_O₂), i suoi vasi sanguigni si costringono, deviando il flusso ematico verso alveoli meglio ossigenati, ottimizzando così lo scambio gassoso globale.
Cause di Ridotta Ventilazione (e quindi di squilibrio V/Q) includono: broncocostrizione, versamento pleurico e ipossia d’alta quota.
Il Sistema Urinario e la Funzione Renale
1. Funzioni dei Reni
I reni sono organi vitali con funzioni di regolazione ed escrezione:
Funzioni Primarie:
- Regolazione dell’Equilibrio Elettrolitico: Controllano le concentrazioni plasmatiche di ioni (Na⁺, K⁺, Ca²⁺, Cl⁻, HPO₄²⁻) regolandone l’escrezione urinaria.
- Regolazione del Volume Plasmatico: Controllano l’escrezione di acqua, influenzando direttamente il volume sanguigno e la pressione arteriosa.
- Regolazione dell’Osmolarità Plasmatica: Mantengono la concentrazione totale dei soluti nel plasma.
- Regolazione dell’Equilibrio Acido-Base: Collaborano con i polmoni per regolare il pH del sangue secernendo ioni H⁺ e riassorbendo bicarbonato (HCO₃⁻).
- Escrezione di Prodotti di Scarto: Rimuovono dal plasma sostanze come urea (dal metabolismo delle proteine), creatinina (dal metabolismo muscolare) e tossine.
Funzioni Secondarie (Metaboliche ed Endocrine):
- Attività Endocrina:
- Secernono Eritropoietina (EPO), che stimola il midollo osseo a produrre globuli rossi.
- Secernono Renina, un enzima chiave nel sistema di regolazione della pressione arteriosa.
- Attivazione della Vitamina D: Trasformano la vitamina D nella sua forma attiva, essenziale per l’assorbimento del calcio.
- Gluconeogenesi: Durante il digiuno prolungato, sono in grado di sintetizzare glucosio da precursori non-carboidrati.
2. Anatomia del Sistema Urinario
Anatomia Macroscopica:
- Reni (2): Organi parenchimatosi che filtrano il sangue e producono l’urina.
- Ureteri (2): Condotti che trasportano l’urina dai reni alla vescica.
- Vescica: Organo muscolare che funge da serbatoio per l’urina.
- Uretra: Condotto che convoglia l’urina dalla vescica all’esterno.
Vasi Sanguigni:
- Arterie Renali: Si diramano dall’aorta e portano sangue ai reni.
- Vene Renali: Drenano il sangue filtrato dai reni verso la vena cava inferiore.
Anatomia Microscopica: Il Nefrone
Il nefrone è l’unità funzionale del rene, dove avviene la formazione dell’urina. È composto da:
- Corpuscolo Renale: Sito di filtrazione del sangue.
Comprende:
- Glomerulo: Un gomitolo di capillari dove avviene la filtrazione.
- Capsula di Bowman: La struttura a coppa che raccoglie il filtrato.
- Tubulo Renale: Dove il filtrato viene modificato. È
suddiviso in:
- Tubulo Contorto Prossimale
- Ansa di Henle (con porzione discendente e ascendente)
- Tubulo Contorto Distale
- Tubulo Collettore (riceve il filtrato da più nefroni)
Esistono due tipi di nefroni: corticali (più superficiali) e juxtamidollari (più profondi, cruciali per concentrare l’urina).
L’Apparato Juxtaglomerulare (JGA)
È una struttura specializzata dove il tubulo distale viene a contatto con le arteriole del proprio corpuscolo renale. È fondamentale per la regolazione della pressione sanguigna ed è composto da:
- Macula Densa: Cellule del tubulo distale che “assaggiano” la concentrazione di NaCl nel filtrato.
- Cellule Juxtaglomerulari: Cellule situate nell’arteriola afferente che secernono renina in risposta a segnali dalla macula densa.
3. Processi Renal di Base
La formazione dell’urina avviene attraverso tre processi sequenziali nel nefrone:
A. Filtrazione Glomerulare
È il primo passo, dove il plasma sanguigno viene filtrato dal glomerulo verso la capsula di Bowman. La filtrazione è governata dal bilancio delle Forze di Starling:
- Forze che Favoriscono la Filtrazione:
- Pressione Idrostatica Glomerulare (P_h glomerulare)
- Forze che si Oppongono alla Filtrazione:
- Pressione Oncotica Glomerulare (π_glomerulare, data dalle proteine plasmatiche)
- Pressione Idrostatica nella Capsula di Bowman (P_h capsulare)
Pressione Nettà di Filtrazione = \(P_{h} \text{ glomerulare} - π_{glomerulare} - P_{h} \text{ capsulare}\)
La Velocità di Filtrazione Glomerulare (VFG) è il volume di plasma filtrato per minuto (~125 ml/min). È un indicatore cruciale della funzionalità renale.
Controllo della VFG:
- Controllo Intrinseco (Autoregolazione): Meccanismi
locali che mantengono la VFG costante nonostante le variazioni di
pressione arteriosa.
- Feedback Tubulo-Glomerulare: La macula densa rileva variazioni di NaCl nel filtrato e invia segnali per regolare il diametro dell’arteriola afferente.
- Risposta Miogena: L’arteriola afferente si contrae automaticamente se la pressione sanguigna aumenta.
- Controllo Estrinseco: Interventi del sistema nervoso simpatico. In caso di forte calo pressorio (es. emorragia), il simpatico causa vasocostrizione renale, riducendo la VFG per conservare liquidi.
B. Riassorbimento Tubulare
È il processo di recupero di acqua e soluti dal filtrato tubulare, riportandoli nel sangue. Avviene principalmente nel tubulo prossimale.
- Riassorbimento Attivo: Richiede energia (ATP) per muovere i soluti (es. glucosio, amminoacidi, Na⁺) contro gradiente.
- Riassorbimento Passivo: L’acqua e alcuni soluti (es. urea) seguono i gradienti osmotici o di concentrazione creati dal riassorbimento attivo.
C. Secrezione Tubulare
È il processo attivo di trasporto di sostanze dal sangue nel lume tubulare. Permette ai reni di eliminare in modo efficiente scorie (es. H⁺, K⁺, farmaci) e di regolare il pH.
4. Escrezione e Clearance Renale
L’escrezione è il risultato netto di filtrazione, riassorbimento e secrezione. Velocità di Escrezione = Carico Filtrato + Secrezione - Riassorbimento
La Clearance Renale è un concetto fondamentale che misura l’efficienza con cui i reni rimuovono una sostanza dal plasma. Formula: Clearance = [Concentrazione urinaria della sostanza x Flusso urinario] / Concentrazione plasmatica della sostanza
Significato Clinico della Clearance:
- Se la Clearance di una sostanza = VFG: La sostanza è solo filtrata, non è né riassorbita né secreta (es. Inulina, usata per misurare la VFG).
- Se la Clearance di una sostanza < VFG: La sostanza è stata in parte riassorbita (es. glucosio, urea).
- Se la Clearance di una sostanza > VFG: La sostanza è stata attivamente secretata (es. acido para-aminoippurico - PAH, creatinina, H⁺).
La clearance della creatinina è comunemente utilizzata nella pratica clinica per stimare la VFG e la funzionalità renale globale.
Sistema Urinario: Bilancio Idroelettrolitico e Acido-Base
1. Regolazione del Bilancio Idrico
I reni regolano finemente l’escrezione di acqua variando la permeabilità all’acqua delle parti terminali del nefrone (tubulo distale e dotto collettore). L’osmolarità plasmatica normale è di circa 300 mOsm/L e viene mantenuta in equilibrio tra i compartimenti intra ed extracellulari.
Riassorbimento Obbligatorio dell’Acqua
Nel tubulo prossimale, circa il 65% dell’acqua filtrata viene riassorbita in modo obbligatorio. Questo avviene per osmosi: il riassorbimento attivo di sodio e altri soluti crea un gradiente osmotico che “trascina” passivamente l’acqua. Il liquido nel tubulo prossimale rimane sempre isoosmotico (300 mOsm/L) rispetto al plasma.
Riassorbimento Facoltativo dell’Acqua e il Meccanismo di Concentrazione
La regolazione fine del bilancio idrico avviene a valle, grazie a un sofisticato sistema che crea un gradiente osmotico midollare (fino a 1200-1400 mOsm/L nella midollare renale). Questo gradiente è essenziale per permettere il riassorbimento di acqua dal dotto collettore e produrre un’urina concentrata.
Meccanismo di Moltiplicazione in Controcorrente
Questo gradiente è creato dall’ansa di Henle dei nefroni juxtamidollari, che funziona come un moltiplicatore in controcorrente:
- Il tratto ascendente spesso è impermeabile
all’acqua ma pompa attivamente ioni Na⁺ e Cl⁻ fuori dal tubulo
verso l’interstizio midollare. Questo:
- Ipotonizza il liquido tubulare (lo rende meno concentrato).
- Ipertonizza l’interstizio midollare (lo rende più concentrato).
- Il tratto discendente è permeabile all’acqua. A causa dell’alta osmolarità dell’interstizio creata dal tratto ascendente, l’acqua esce per osmosi dal tratto discendente, concentrando il liquido al suo interno.
- Questo liquido già concentrato arriva al tratto ascendente, che può così pompare ancora più soluti, “moltiplicando” il gradiente lungo l’intera lunghezza dell’ansa.
Ruolo dei Vasa Recta (Scambiatore in Controcorrente)
I vasa recta sono capillari specializzati che preservano il gradiente midollare. Funzionano come uno “scambiatore a controcorrente”: mentre il sangue scorre verso il basso nella midollare ipertonica, perde acqua e guadagna soluti; mentre risale, guadagna acqua e perde soluti. In questo modo, rimuovono i metaboliti senza “lavare via” il prezioso gradiente osmotico.
Controllo Ormonale: l’ADH (Ormone Antidiuretico o Vasopressina)
L’ADH è l’interruttore finale che determina quanta acqua viene riassorbita.
- Quando si è disidratati (alta osmolarità plasmatica), l’ADH viene secreto.
- L’ADH si lega ai recettori sulle cellule del dotto collettore, inserendo acquaporine (canali per l’acqua) nella loro membrana.
- Questo rende il dotto collettore permeabile all’acqua. L’acqua esce per osmosi, guidata dall’elevato gradiente midollare, e viene recuperata dall’organismo, producendo un’urina concentrata.
- Quando si è idratati, l’ADH è basso, il dotto collettore è impermeabile all’acqua e si produce un’urina diluita.
2. Regolazione del Bilancio del Sodio e della Pressione Arteriosa
Il sodio (Na⁺) è il catione principale del liquido extracellulare e determina il volume plasmatico e la pressione arteriosa.
Il Sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone (SRAA)
È il sistema di regolazione a lungo termine più importante.
- Stimolo: Pressione arteriosa bassa, bassa concentrazione di Na⁺, o stimolazione simpatica.
- Risposta: L’apparato juxtaglomerulare del rene secerne Renina.
- Cascata: La Renina converte l’Angiotensinogeno (proteina plasmatica) in Angiotensina I, che viene poi convertita in Angiotensina II dall’enzima di conversione (ACE).
- Effetti dell’Angiotensina II:
- Vasocostrizione immediata, aumentando la pressione.
- Stimolo sulla corteccia surrenale per rilasciare Aldosterone.
- Stimolo della sete e del rilascio di ADH.
L’Aldosterone
Questo ormone agisce sul tubulo distale e sul dotto collettore per:
- Aumentare il riassorbimento di Na⁺ (e quindi di acqua, per osmosi).
- Aumentare la secrezione di K⁺ (potassio) e H⁺ (ioni idrogeno).
L’effetto netto è la ristenzione di sodio e acqua, che aumenta il volume plasmatico e la pressione arteriosa.
3. Regolazione dell’Equilibrio Acido-Base
I reni, insieme ai polmoni, regolano stabilmente il pH del sangue. I reni agiscono più lentamente (ore/giorni) ma sono potenti e in grado di eliminare acidi non volatili.
Le Tre Linee di Difesa:
- Sistemi Tampone Chimici (es. bicarbonato, emoglobina): Agiscono in pochi secondi neutralizzando gli acidi o le basi aggiunti.
- Compensazione Respiratoria (minuti/ore): I polmoni regolano la P_CO₂ aumentando o diminuendo la ventilazione.
- Compensazione Renale (ore/giorni): I reni regolano il pH correggendo la concentrazione plasmatica di bicarbonato (HCO₃⁻).
Meccanismi Renal per Correggere l’Acidosi (pH basso):
I reni:
- Secernono Ioni Idrogeno (H⁺) nel lume tubulare.
- Riassorbono tutto il Bicarbonato (HCO₃⁻) filtrato.
- Sintetizzano Nuovo Bicarbonato, che viene aggiunto al plasma.
Come Avviene nel Tubulo Prossimale (Riassorbimento di HCO₃⁻):
- Gli H⁺ secreti nel lume si legano al HCO₃⁻ filtrato, formando acido carbonico (H₂CO₃).
- L’anidrasi carbonica (AC) presente sulla membrana luminale scinde rapidamente H₂CO₃ in CO₂ e H₂O.
- La CO₂ diffonde nella cellula.
- All’interno della cellula, l’anidrasi carbonica intracellulare ricombina CO₂ e H₂O in H₂CO₃, che si dissocia in H⁺ (riciclato per la secrezione) e HCO₃⁻ (che viene riassorbito nel sangue).
Questo ingegnoso meccanismo permette il “riassorbimento” del bicarbonato senza dover far passare direttamente lo ione HCO₃⁻ attraverso la membrana cellulare, neutralizzando efficacemente un acido e aggiungendo una base (HCO₃⁻) al sangue.
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